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Corri che ti passa

Tu guarda a volte il caso. Che poi... sarà un caso? E' un paio di settimane che correndo penso ad un post sulle mie ultime sensazioni da curidùr, una sorta di “Il senso di Massi per la corsa”. Una cosa dove mettere nero su bianco la presa di coscienza di alcuni cambiamenti nel mio approccio al running dilettantistico e dilettantesco. E cosa leggo oggi sul blog dei podisti? Il resoconto del Lofa sulla mezza di Busto che finisce proprio con una sua riflessione sul suo senso della corsa. Il Lofa... Il Lofa era un altro pianeta quando io muovevo i miei timidi primi passi al Forlanini e ora, a distanza di due anni, la distanza si è fatta siderale! Lui in continuo progresso, in continuo miglioramento, io sempre lì, a navigare a vista, a corricchiare sui miei 5'15'', 5'30'' al km, roba da dilettanti appunto.
Il Lofa “che per quanto ami la corsa e per quanto vorrebbe correre per il solo gusto di farlo, è l'agonismo a muoverlo” e io lo ammiro per questo, perchè l'ho sempre visto così. Con l'obiettivo in testa, col colpo sparato (ma mai buttato lì a caso), con la corsa di gambe e di testa, con l'incitamento sempre costante a non mollare, a credere nell'impossibile. Solo che lui poi l'impossibile lo realizza, io no.
E allora eccomi lì ad arrancare sulla Cristoforo Colombo in direzione Ostia lido, a faticare come non mai in Corso Sempione, le strade delle mie due prime mezze, fino alle due ultime e non ancora documentate “imprese” della mezza di Monza e della faticosissima Medio Maraton di Valencia portata a termine col mio peggior tempo sulla distanza.
E' lì che è successo qualcosa, è in Spagna che forse ho capito che tipo di corridore sono.
A Valencia ci sono arrivato male: in piena forma fino a metà settembre con la tabella d'allenamento rispettata al centimetro (o al secondo), con la mezza di Monza che doveva essere un lento “lungo” di allenamento in vista del tempone spagnolo e che invece è stata una sorpresa per come è arrivata. Con un tempo dignitoso, ma raggiunto in progressione e con l'impressione di avere nelle gambe e nei polmoni la possibilità di fare meglio. 

Poi la catastrofe: tosse, bronchite, casini vari e Valencia che fino al venerdì della partenza era ancora un'incognita. Vado? Non vado? Vado e non corro? Parto e mi fermo? Col mio amico Filippo arrivato il giorno prima, ad aspettarmi, lui che a Valencia affrontava la sua prima mezza ufficiale, lui che ha dettato il ritmo per i primi tre chilometri dopo i quali l'ho abbandonato e ancora mi dispiace non aver potuto correre insieme, ma ero davvero molle, senza gambe, stanco. Guardavo il suo entusiasmo che era il mio alla partenza di Roma, ma vedevo anche la mia disillusione, la consapevolezza di non avere le gambe per fare un tempo decente e la delusione di correre senza l'obiettivo, senza il giusto stimolo. E gli chiedo scusa adesso, a Filippo, per non aver assecondato in pieno il suo entusiasmo, per essere stato negativo, per essermi fatto prendere dall'ansia da prestazione. Alla fine a Valencia sono arrivato in fondo, distrutto, in due ore e 10, roba da scarsoni, con le gambe di marmo e la delusione sul volto. 

Ma Valencia è stata anche la svolta. Tornato a Milano non avevo nemmeno voglia di rimettermi a correre, di rifare il solito tragitto "fontanella-fontanella", di vestirmi, di uscire al buio. Sono stato fermo un po', ho ripreso piano: pochi, lentissimi chilometri. Poi è successo... E' successo una domenica mattina. Partenza lenta, nessuna aspettativa se non quella di rimettere qualche chilometro nelle gambe e poi, improvvisamente, inaspettatamente eccolo là, lo stato di grazia, la corsa sciolta, leggera, la gamba che va per inerzia, quasi da sola, quella sensazione che per come ti senti in quel preciso istante potresti correre all'infinito! Eccolo, è tornato quell'insieme di forma fisica, leggerezza mentale, divertimento, passione, felicità. E' tornato quello che diceva Mark Rowlands, sempre lui, è tornato il piacere di correre per il gusto di correre, senza meta, senza obiettivo, senza aspettative. Uscire di casa, un passo dopo l'altro, poi un altro, un altro ancora, leggero, zen! Ecco, ora lo so, sono un podista zen!!!



1 commento:

  1. I 12 Km del Carengione corsi con lo spirito di Luciano Acquarone e sarà di nuovo stato di grazia. #daicazzo

    https://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_Acquarone

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