Luglio 2015, mando al Coach una fotografia a corredo di un breve commento sul Giro da Paura 2015. Una foto che mi ritrae sul traguardo, subito seguito da quello che, fino a quel momento, era semplicemente uno dei tanti partecipanti alla gara. Il Coach mi risponde verifica se quello che hai dietro nella foto è un certo Loris Pagani, perché mi ricorda un mio compagno di squadra con cui battagliavo. Ti mando, se riesco, una foto dei tempi andati.
Il numero di pettorale ben visibile mi permette di verificare e sì, il 327 è Loris Pagani. Nel frattempo arriva anche la foto del Coach, una foto di 15 anni fa, di quelle stampate 15x20 probabilmente, rifotografata col cellulare e inviata via whatsapp. Lui davanti e il Pagani nascosto dietro, una qualche gara a Gaggiano.
Il Pagani finirà davanti, mi dice il Coach.
Chiusa lì, che coincidenza: mandi una foto al Coach nella quale lui riconosce un vecchio compagno e lui ha subito lì, in negozio, a portata di mano, una foto di 15 anni prima con la quale ti risponde.
Ma non è esattamente così. Non è chiusa lì. L'altro giorno stavo cancellando un po' di file dal Drive di Google e, nella cartella Podisti Anonimi, trovo una serie di immagini risalenti ai primi anni della corsa. Tra cui, quella qui accanto. Era il 2013 e la gara era sempre Il Giro da Paura. Quel tizio lì, stavolta lui davanti a me (io sono quello sfocato in fondo, vestito di rosso e blu), quel tizio lì mi sembra il Loris Pagani. Ancora lui.
Ho mostrato l'immagine al Coach e il Coach ha confermato. E' lui, ancora lui.
Ho mostrato l'immagine al Coach e il Coach ha confermato. E' lui, ancora lui.
Loris, ci vediamo al Giro da Paura 2016. O, se per chissà quale motivo ti capita di passare da queste parti e ne avrai voglia, usa il box contatti sulla destra e magari ci facciamo una tapasciata insieme. Prima che arrivi il momento del Giro da Paura, ovvio.
E nella corsa, contrariamente ad altri sport, c'è questa cosa che a vedere le foto di vecchi avversari li si ricorda meglio che in altri sport, tipo più...rilassati. non che abbia grandi ricordi dei tempi passati, visto che corro relativamente da poco tempo, ma ogni volta che succede una cosa analoga riguardante la pallacanestro, ad esempio, non reagisco esattamente nello stesso modo. Un esempio a caso, due settimane fa, a cena, seduto di fianco ad un ragazzo appena conosciuto: "ah sì tu giocavi nel Crocetta! Ricordo di averti incontrato, avevate un palazzetto bellissimo...bei tempi quel campionato!" (in realtà intendevo: "mi ricordo di voi perché anche se eravate forti segnai quindici punti in casa vostra, andata e ritorno ve le siete sempre prese, sempre")
RispondiEliminaPS: bello il video: visti tre volte in quel tour, uno dei miei pezzi preferiti dei Marta.
Sono molto d'accordo: c'è più empatia nella corsa, almeno ai nostri livelli. Si condivide la sofferenza che in altri sport non è tale.
RispondiEliminaCome a dire che la competizione con l'avversario di turno rimane quasi fine a se stessa. Ché l'unica cosa che conta, alla fine, è l'aver raggiunto o meno l'obiettivo che ti eri prefisso prima dello sparo.
C'è anche da dire che la corsa è meno "sporca" rispetto agli sport di contatto e che l'avversario, spesso, diventa un compagno estemporaneo. Col quale scambi un abbraccio o una stretta di mano, al traguardo, a prescindere da come è finita.
Mi piace davvero molto questo aspetto della corsa. Tanto quanto detesto il parassitismo di chi ti si attacca al culo senza mai darti il cambio, e poi, a 100 metri dalla fine, dopo aver goduto della tua scia per una gara intera, fa il brillante e ti supera. Ma è meno frequente...
Quanto ai Marta, anch'io amo molto quel pezzo. E quando parlo di loro non riesco a essere ligio al mio proposito di non usare superlativi assoluti: non riesco a trovare una sola band italiana in grado di regalarmi emozioni come loro. Oggi, come loro, non ce n'è.
Sai però che ci sono un paio di band italiane che mi piacciono un po' di più dei Marta, ammé :D piuttosto: la storia della copertina dell'album e della polemica con Bugo? L'hai seguita? Io non ce l'ho con loro, però un po' di ragione, secondo me, Bugo ce l'ha. E anche questa storia del crowdfunding...bello e utile, ma ormai CHIUNQUE utilizza il crowdfunding per fare QUALUNQUE COSA. Certo, c'è una bella fetta di meritocrazia in questa cosa, se per anni ti sei creato un seguito vuol dire che te lo sei meritato ed è bello mettere su un progetto assieme ai tuoi fan. Però dai, i dischi una volta si facevano diversamente, e forse erano di meno e pure più belli.
RispondiEliminaA me quella di Bugo sembra un'uscita del tutto inutile. Anzi, utile a raccogliere gratuitamente antipatie: invece che farsi fare N proposte da uno o più grafici, i MST quelle N proposte se le fanno fare dai fan. Alla fine saranno loro a scegliere, così come avrebbero fatto in un contesto più "tradizionale".
RispondiEliminaIl crowdfunding: Musicraiser è di Giovanni Gulino, mi sembra normale che lui cerchi di dargli ulteriore visibilità tramite i MST. E mi sembra pure bello che ci sia uno strumento che permetta a tutti di amplificare il proprio messaggio, anche a chi non ha risorse per farlo. Perché così, forse, un giorno, si sentiranno un po' meno i Modà e un po' di più chi ha delle proposte che hai capito, dai.
I Modà, cazzo, due date a San Siro. E un cartellone enorme vicino a casa che ogni volta che lo vedo mi dico checcazzo, i Modà due date a San Siro, che brutta cosa.