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il Mito

Alla voce mito la Treccani dice così:
s. m. [dal gr. μϑος «parola, discorso, racconto, favola, leggenda»]. –
Idealizzazione di un evento o personaggio storico che assume, nella coscienza dei posteri o anche dei contemporanei, carattere e proporzione quasi leggendarî, esercitando un forte potere di attrazione sulla fantasia e sul sentimento di un popolo o di un’età: il m. di Cesare; il m. di Roma nel medioevo; il m. napoleonico; fare un m. di qualcuno o di qualche cosa; anche, di personaggi o eventi (reali o no) che, amplificati dall’immaginazione popolare, diventano simboli di comportamenti o di atteggiamenti umani attraverso la mediazione letteraria: il m. di Faust; il m. di Don Giovanni; il m. della corsa all’oro nel Nordamerica; oppure, più recentemente, di personaggi dello spettacolo o dello sport che, per la grande popolarità raggiunta, siano diventati degli idoli per le folle: il m. di Rodolfo Valentino, della divina Greta Garbo; il m. della Callas; il m. di Coppi nella storia del ciclismo; diventare un m. dell’atletica; la fine di un m., l’inizio del tramonto di un atleta, quando perde la sua invincibilità.
Dice proprio così: “diventare un mito dell’atletica” perché lo sa, la Treccani, che l’atletica, così come il ciclismo (citato non a caso), è sport di fatica ed è con la fatica che si diventa miti!
Ecco, io all’atletica (leggera, molto leggera nel mio caso) mi ci sono avvicinato grazie al mio Mito personale, quell’Andrea che vedevo correre sotto casa con la neve, col sole, con la pioggia… E’ grazie ad Andrea che mi è venuta la scimmia della corsa, è con Andrea che ho fatto la mia prima tapasciata, è Andrea che mi ha incoraggiato prima della mia prima Mezza ed è ad Andrea che faccio riferimento ogni volta che ho un dubbio, una domanda, un cedimento.
Leggere il post precedente, quindi, non è come potrebbe pensare chi è andato avanti nella lettura della definizione della Treccani “la fine di un mito, l’inizio del tramonto di un atleta, quando perde la sua invincibilità”, è solamente un passaggio un’umanizzazione del mio Mito che ha aggiunto un pezzo al racconto, al mito (qui la Treccani dice: “Narrazione fantastica tramandata oralmente o in forma scritta, con valore spesso religioso e comunque simbolico, di gesta compiute da figure divine o da antenati (esseri mitici) che per un popolo, una cultura o una civiltà costituisce una spiegazione sia di fenomeni naturali sia dell’esperienza trascendentale, il fondamento del sistema sociale o la giustificazione del significato sacrale che si attribuisce a fatti o a personaggi storici”) della Corsa. E’ il racconto dello sforzo, della fatica, della caduta, della delusione e del rialzarsi subito dopo per un’altra corsa e poi un’altra e un’altra ancora.
Fino a quando, così come mi ha promesso a caldo (e io mantengo le prove in una conversazione salvata su Whatsapp!) il mio Mito mi accompagnerà nella mia prima (e probabilmente ultima) maratona!!!
Ben sapendo che, per concludere con la Treccani, la mia prima maratona assomiglia molto a un “desiderio o speranza ritenuti irrealizzabili; sogno, utopia: il miglioramento della situazione è, almeno per ora, un m.; il calo dell’inflazione si è rivelato un mito. Soggettivamente o polemicamente, possono essere definite come mito in questo senso limitativo anche alcune di quelle idee che per altri hanno o hanno avuto un valore simbolico-religioso, in quanto ritenute prive di validità razionale e di carattere pratico: il m. dell’uguaglianza sociale, il m. del benessere universale.

 E’ pur sempre un mito anche questo no?

2 commenti:

  1. Anche a me leggendo il post è venuto un po’ di acido lattico... :)
    E quello che ho pensato è che oltre ai tempi e alle distanze... esistono molteplici forme nelle quali la Corsa ti restituisce ciò che dai...
    Grande Massimo...
    Mitico Andrea...!!!

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  2. A sbagliare sono un campione. A esagerare (con le lodi) lo sei tu.
    Grazie per le belle parole, Massi, da quand'è che inizi coi lunghi? :-)

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