Tolto l'arrivo della Stramilano 2013, l'ultima volta che corsi all'Arena avevo 13 anni. Era il 1983. Avevo partecipato alle qualificazioni del Guizzo Vincente e vinto la mia batteria con un buon tempo. Gli ottanta metri, insieme al salto in alto, erano la mia specialità.
Con l'Arena ormai svuotata dell'orda di partecipanti, e all'epoca erano davvero tanti, aspettavo sulle tribune col mio amico Filippo che venissero comunicati i nomi dei qualificati per le semifinali. I più veloci di Milano. Lo speaker iniziò dai migliori, ma il mio nome, Andrea Lo Faro, non era tra i primi nove. Rimaneva da pronunciare l'ultimo. Inutile dire che sognavo fosse il mio.
Decimo e ultimo qualificato.
Una pausa, non so dire esattamente quanto lunga, per me lunghissima. Come nei film, anche se, credimi, non è un film o il frutto della mia fantasia quello che sto raccontando.
Andrea.
Ci siamo. Ce l'ho fatta.
Pronunciata la prima sillaba del cognome, mi sono sentito come un palloncino che scappa dalle mani di un bambino. Altro che Moccia e i suoi 3 metri sopra il cielo. Ma è stato solo un istante.
Locatelli.
Alle semifinali, insieme ad Andrea Locatelli e ai primi nove, parteciparono altri sei ripescati. I cui nomi vennero fatti solo alcuni giorni dopo. Io ero il terzo di quei sei, tredicesimo tempo. L'accesso alle semifinali, dove le cose non andarono come speravo, non ha cancellato il ricordo di quell'istante in cui la forza di gravità sembrava avesse interrotto la sua azione sul mio corpo. Gioia e delusione nel volgere di una sillaba. Andrea Locatelli al posto di Andrea Lo Faro.
E' con quel ricordo che, a distanza di 33 anni, sono entrato all'Arena per partecipare alla terza tappa del circuito del Club del Miglio.
L'attesa mi rende euforico. Adoro quand'è così. In tribuna c'è mio padre, in gioventù una promessa del mezzofondo e ora sempre più appassionato delle mie sorti, già che ho scelto di cimentarmi nella sua specialità. Non solo. Salendo i gradini trovo Omar, che più tardi scriverà una mail a un gruppo di amici in comune che inizia così: oggi aspettavo il tram in zona Arena con Anna, abbiamo sentito voci provenire dall'Arena, Anna si era fatta l'idea che fosse uno spettacolo per bambini, io speravo fosse qualche gara di atletica, così siamo andati a vedere. Gara di atletica. Io felicissimo, Anna contenta (per mezz'ora) di vedere bambini e ragazzi che correvano e saltavano. speriamo venga voglia anche a lei.
A un certo punto mi viene incontro una faccia conosciuta, era il Lofa con la maglia dei Podisti Anonimi che partecipava a una gara sul Miglio per un circuito senior.
Insieme a mio padre c'è Omar, quindi. E forse pure Micaela, compagna di scuola delle Superiori che ho incontrato lì per caso con i figli e che, non fosse stato per la sua insistenza, non avrei mai riconosciuto. Ci sono Giovanni e Mario, come sempre, e come sempre Jessica. Alle solite facce se ne aggiungono tante altre, questa volta siamo oltre 500. Di cui 20 solo nella mia categoria.
Nello schierarmi, mi perdo un po' su a chiacchierare con gli altri concorrenti e dimentico di accendere il GPS. Quando lo faccio, è troppo tardi. Lo sparo è lì lì a venire.
Parto dietro tutti, ma, con un azione fin troppo decisa, prendo la corda dopo pochi metri e mi posiziono subito a ridosso dei primi. E' in prima corsia che devo correre, me l'hanno insegnato i 30 metri in più "di cortesia" fatti a Voghera per non dar noia ai più veloci. Devo evitare di partire a razzo e poi scoppiare, ma allo stesso tempo tenere un buon ritmo. Trovare il giusto equilibrio. Il GPS fa tritri dopo circa 200 metri, ha trovato il satellite, lo avvio e prendo come riferimento una linea. Forse proprio quella dei 200.
Concludo il primo giro senza avere la minima idea del tempo, che comunque non dev'essere male, a giudicare dai pochi che mi stanno davanti e i tanti che mi stanno dietro. Arrivo ai primi 400 metri tracciati, 1'21". Va fin troppo bene e sento di poter andare avanti in quel modo. Passo lungo il rettilineo delle tribune principali e sento Omar urlare vai Lofa e mio padre, appostato in pista con la macchina fotografica, incitarmi con un vai bene così Andrea, continua così!
Il secondo giro tracciato dice 2'50": perdo qualcosa rispetto al primo, ma sono in vantaggio sul mio obiettivo. Curvo, arrivo sul rettilineo del terzo giro e mi trovo un muro di vento contrario che mi spezza gambe. Ma il tritri del primo chilometro (3'30", perfetto!) e il dindin della campanella ravvivano il mantra che mi ripeto da che inizio a essere in debito di ossigeno e gambe, mantra che fa dura poco dura poco dura poco. Faccio la faccia delle grandi occasioni e taglio il traguardo ignaro del tempo, ma lasciandomi dietro parecchi avversari. Alla fine, il crono ufficiale è 5'47", 11 secondi sotto il tempo di Voghera. Dodicesima posizione di venti.
Contento contento. Tanto tanto.
Il prossimo Miglio è in notturna al XXV Aprile, altra pista storica dell'Atletica milanese. Al 13 di maggio manca ancora troppo tempo, però.
Le foto, anche stavolta tantissime e bellissime, sono QUI (Salvatore Lo Faro) oppure QUI (Antonio Capasso).
Grandissimo, Andrea!
RispondiEliminaStraordinaria prestazione e racconto toccante, con il papà a fare il tifo, i ricordi di un tempo che purtroppo non tornerà più e la felicità per un tempo da grande Atleta!
Al prossimo Miglio!
Grazie per le belle parole, Andrea, ma mancano ancora almeno 30 secondi per un tempo da atleta. Ci si lavora, vediamo come va a finire ora dell'ultimo dei dieci Migli del 2016.
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