E insomma, lo scorso 31
luglio, inteso come 31 luglio 2013, Adri
mi fa “vieni a fare due tiri a La Loggia stasera?”. Gli ho detto di sì ed è
finita che ho dovuto prendere io l’auto, al campetto eravamo quattro gatti e ho
passato la notte al pronto soccorso (perché quando hai una distorsione di terzo
grado ai legamenti della caviglia, anche se è la terza volta che ti succede,
sei pur sempre un codice verde, e quindi aspetti) (e aspetti tanto).
Le
conseguenze: a) vacanze con le stampelle; b) male alla caviglia per mesi, peso
del corpo spostato inconsciamente sulla gamba sinistra, cartilagine del
ginocchio sinistro che dà problemi, cartilagine del ginocchio destro che
quindi decide anch’essa di dare problemi;
c) tanti mesi di tavoletta propriocettiva, cuscinetto, e dal mese di maggio
anche parecchio squat (ho scoperto la fitball di decathlon a tredici euri più
sette di pompetta, non potete capire).
Beh insomma, forse ho fatto le cose
male: prima di concludere la fisioterapia già volevo correre e ogni tanto
facevo sette o otto chilometri credendo di poter dare continuità alla corsa, e
stiamo parlando di settembre. Ho iniziato a prendere appuntamenti da una fisioterapista
il cui figlio giocava nelle giovanili della Juve e poi però l’hanno mandato al
Novara perché fisicamente non era all’altezza dei suoi compagni di squadra; beh
insomma, ho dato alla mamma del Giovinco del futuro quel tot di soldi che
bastano per qualche settimana di tecar terapia, la quale piano piano mi ha
fatto sgonfiare completamente la caviglia. Sempre a settembre, presomalismo is
in the air: passo l’esame di Lingua Inglese II ma non Letteratura Italiana,
giustamente devo andare a correre per smaltire, ma mi fa male la caviglia.
Intanto vado allo stadio comunale, faccio le visite mediche nello stesso posto
in cui pochi mesi prima le ha fatte Nicklas Bendtner, mi dicono che sono a
posto, devo solo risolvere il problema alla caviglia: GRAZIE MILLE. Dico al
presidente che rinnoverò l’iscrizione per quest’anno, questione di tempo,
sicuro che in primavera tornerò alle gare e anzi mettimi da parte una maglietta
della Podistica None di quelle leggere con le maniche lunghe che le domeniche mattina di marzo fa sempre
fresco e l’anno scorso non me l’hai data. Poi arrivano novembre, dicembre e le
nevicate, le ginocchia stanno bene ma non benissimo, passo Pedagogia Generale
ma non Letteratura Italiana; ogni tanto provo ad abbozzare una corsetta, una
alla settimana, una ogni due settimane, corro sempre meno fino a che mi dico: oh,
ormai è andata, a gennaio riprendo seriamente con la corsa.
A gennaio passo
Letteratura Spagnola II e non passo Letteratura Italiana, continua a nevicare e
la caviglia fa male. Vado da un tizio, uno quotato dell’ospedale di Torino;
questo mi dice che l’operazione è l’ultima spiaggia, che si potrebbe fare
questa cosa di prendere del tessuto da non ricordo bene dove e sostituirlo ai
legamenti che mi sono giocato negli anni della pallacanestro, ma è pur sempre
un’operazione, quindi vediamo come va l’estate e poi ne riparliamo. Inizia un
periodo in cui faccio mezzora di tavoletta al giorno guardando “Buffa Racconta”
su YouTube, dopo un mese inizio a corricchiare piano (troppo piano), e
partecipo ad una non competitiva in cui le ragazze sono vestite di rosa, i
ragazzi d’azzurro, e il ricavato va in beneficenza.
Due giorni più tardi passo Letteratura
Italiana e inizio con lo squat, dopo un mese è giugno e io ricomincio a fare
una corsa alla settimana. Poi due. Poi devo consegnare la tesi ma quattro
giorni prima della consegna c’è il concerto dei Pearl Jam e due giorni prima
quello degli Stones: mentre sono alla Feltrinelli compro “Corro perché mia
mamma mi picchia” di Giovanni Storti e Franz Rossi, ché mi serve qualcosa che
mi faccia tornare la voglia di correre come una volta. Durante il viaggio non
ne leggerò nemmeno una pagina perché sono indietro con il lavoro e sono
costretto a scrivere le ultime pagine di tesi sul treno per Milano, sul volo
per Roma, e ancora sul treno del ritorno per Torino. Consegno il malloppo e
inizio a correre due volte a settimana: tempi sui 5’20’’ al km e libro che si
lascia leggere, meglio le parti di Rossi rispetto a quelle (seppur più
simpatiche) del Giovanni di Aldo, Giovanni e Giacomo. Mi laureo un paio di
settimane più tardi dopo aver fatto gli otto chilometri stando per lunghi
tratti sui cinque minuti al chilometro.
Inizio a correre regolarmente tre volte
a settimana, fa un caldo pazzesco ma è estate, e quindi ci sta: a parte la
settimana in Grecia, per la quale mi sono portato l’occorrente per il running
ma durante la quale non ho trovato un minuto libero, corro sempre. Vado in
Liguria, e per la prima volta da quando corro non faccio neanche una volta il
solito allenamento San Bartolomeo – Diano Marina – Imperia andata e ritorno (14
km in tutto), preferisco alternare corsette di routine sul lungomare a
percorsi in cui "fare" le gambe, vedi San Bartolomeo – Chiappa (giuro che esiste
davvero un posto con quel nome), undici chilometri di cui i cinque e mezzo
dell’andata tutti in salita. Dalla punta di Chiappa in poi è tutta in discesa, letteralmente parlando: faccio di nuovo i dieci chilometri senza problemi, le gambe
ci sono, il fiato quasi, caviglie e ginocchia ogni tanto danno fastidio ma li
si gestisce. Ho comprato un paio nuovo di Brooks e il 12 ottobre c’è la mezza
maratona di Venaria, la terza edizione della “Corsa da Re”. Non faccio una
mezza da un sacco di tempo, aiuto.
(fanculo al telefono che s'è mangiato il commento)
RispondiElimina(dicevo, più o meno)
Le cose vanno decisamente meglio pure a me: il piede appoggia bene e senza alcun dolore, posso pensare a ridar tono alle gambe con discreta serenità. Per il momento non eccedo coi chilometri, anche perché il primo appuntamento, tra una decina di giorni, è la sparata a quanto più possibile (comunque tristemente poco) in occasione della Deejay Ten. Dopodiché riprenderò, mi auguro, a consumare scarpe come se fossero rasoi usa e getta.
Ah, ora che possiamo permettercelo entrambi, io una Mezza dalle tue parti me la farei volentieri. Dammi almeno un mese, però. Magari due.