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Libri di storia e quaderni di matematica

C’è chi finisce sui libri di storia e chi, è il mio caso, sui quaderni di matematica dei bambini delle scuole elementari. Grazie a Cristina, maestra di scuola primaria e, a tempo perso, moglie di Fabrizio, Podista Anonimo della prima ora. E grazie a Franco Vimercati, maratoneta azzurro d’altri tempi e amico di chiacchiere sulla corsa, che ci ha lasciato nel 2017. E alla cui memoria è dedicato questo post.

Franco, un giorno di qualche anno fa, forse alla partenza di una tapasciata nel lecchese oppure tra i vialetti del campeggio dove eravamo soliti incontrarci, non ricordo bene dove ma non ha grande importanza, Franco, un giorno mi disse: crostata a colazione e, la settimana prima della Maratona, pasta a pranzo e cena. Spaghetti, se riesci, che sono più digeribili. Ah, e se non ti da problemi di stomaco, beviti un caffè una quindicina di minuti prima della partenza. Non è doping, ti aiuta. Dei consigli del Franco ho sempre fatto tesoro. E da anni, con costanza 9 su una scala a 10, preparo crostate. Le preparo io perché non vado d’accordo col latte. Al posto del burro metto la margarina. (se ti aspetti un tutorial per preparare una crostata con margarina, semi di chia e zenzero hai sbagliato sito. Ma se ne sei proprio interessato, chiedimelo nei commenti e ti darò soddisfazione. E’ tutto molto semplice. E ti porta via, quando avrai preso la mano, non più di un quarto d’ora.)

Non posso negare che da queste parti ci sono passato perché mi piaceva tanto scrivere un post con la frase con cui questo post l’ho iniziato. Perché mi andava di pubblicare le foto che mi ha fatto avere Cristina. E perché mi andava di parlare, seppur brevemente, di Franco. Potrei chiudere qui, ma ne approfitto per riempire il vuoto che dal Palio dell’Ortica 2017 arriva fino a qualche giorno fa. Che a dirla così sembra niente, ma sono passati 8 mesi. 8 mesi in cui ogni passo è stato condizionato dalla paura che l’ernia mi imponga di fermarmi per l’ennesima volta o che, addirittura, mi consigli con le cattive di dedicarmi ad altro. Non è un bel modo per correre, ma è l’unico che ho. Cerco di essere sempre molto vigile e di non lasciarmi prendere la mano. In un modo o in un altro, per il momento funziona. 

Dopo il Palio dell’Ortica 2017, corro un pessimo Miglio a Castiglione d’Adda e una triste 10 Km del Parco Nord, poi, finalmente, la pausa estiva dei due circuiti a cui ho partecipato nel 2017 (terzo di categoria al Club del Miglio) mi dà la possibilità di abbozzare del riposo con continuità. Se due settimane si possono chiamare continuità. La speranza è che la schiena smetta di scaricare il proprio disagio sul polpaccio destro, anche grazie all'aiuto dalle sapienti mani(polazioni) di Ilaria. Il giorno del mio compleanno mi regalo un primo allenamento, le cose sembrano migliorare. A metà luglio ci attacco un 800 al Meeting Interregionale di Mezzofondo, così, senza senso per come sto, ma mi andava. Una gara tutta in salita durante le vacanze, a Castellabate, e poi solo allenamenti fino al primo Corrimilano, all'inizio di settembre. 

L’abbaglio di poter fare bene ai Campionati Italiani su strada a Dalmine (corsi in maniera del tutto insensata) e una costante mediocrità che non mi dà soddisfazione sono pugnalate al mio morale. Non riesco a trovare continuità negli allenamenti, se forzo esplode il dolore alla schiena. Continuo a dover rimandare i lunghi domenicali e, Garmin Connect alla mano (a proposito di Garmin, il vecchio Mino non ce la faceva più e, a Natale, mi sono regalato Tino), preparo la Mezza di Vittuone dopo aver corso solo 6 volte per 17 Km e una sola volta per 21. La carico di aspettative senza che sia lecito averne, specie perché il dolore è ritornato e mi son dovuto fermare nuovamente, nelle settimane che l’hanno preceduta. A Vittuone, domenica, dove c'era pure il Cinghio, le cose sono andate discretamente, alla fine: speravo meglio, ma m’accontento dell’ora e trenta con cui ho chiuso. Vittuone doveva essere una tappa d’avvicinamento a Salsomaggiore e i due minuti di troppo rispetto al tempo che sognavo di fare potrebbero non essere impossibili da limare. Ci proverò, come ci ho sempre provato. Nella speranza che ci siano i presupposti fisici e ambientali per poter far bene.
Ne riparliamo presto. È una promessa.


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