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[post in progress] Il plantare della Ba

La fascite plantare che m'ha tenuto fermo tra aprile e agosto è stata occasione per tante cose, l'ultima delle quali, in ordine di tempo, è una coppia di plantari. Non sto troppo a farla lunga, ma anche in questo caso c'è di mezzo la Ba. Che dopo essere giunta alla conclusione che con un piede prono e con l'altro supino, cosa che mi fa sentire una sorta di ermafrodito della corsa, un giorno la Ba m'ha detto di andare su da lei a Lugano a fare una visita di quelle che non mi ricordo come si chiamano e, dopo un paio d'ore di fai questo fai quell'altro - sali su quella macchina - cammina su quel tappeto, alla fine ha fatto un calco con l'impronta dei miei piedi, dal quale hanno preso forma i plantari che, d'ora in poi, dovrebbero permettermi di correre in maniera più bilanciata, proteggendomi da infortuni prevalentemente figli di movenze poco ortodosse.

Come già fu per la fascite plantare, Barbara m'ha chiesto di tenere un piccolo diario. Così sarà per le due prossime settimane.

Giorno 0 (26/12): infilo i plantari nelle scarpe e parto per il fontanella-fontanella, 10 Km quieti con sparata sul Chilometro di Guido e progressione finale. Già mentre corro, capisco che sotto l'arco plantare destro, quello col supporto antipronazione, una vescica sta maturando. Al rientro, mentre faccio stretching, sento il ginocchio destro piuttosto dolorante, sensazione che avverto anche sotto la doccia. Cambiano tutti gli equilibri coi plantari, da oggi in poi ogni uscita sarà l'occasione buona per scoprire un nuovo dolore.

Giorno 1 (27/12): le vesciche, che sono una per piede, sono proprio poca roba. Non le buco neanche. Ho qualche dolore alla caviglia destra, la solita, ma direi che non ha nulla a che vedere coi plantari. Riposo.

Giorno 2 (28/12): tra un papà ricordati che alle 11:30 devi portarmi all'aeroporto, la neve di ieri che ha trasformato le strade e i marciapiedi in un patinoire e infine un pomeriggio alla ricerca di un telefono che non c'è, tra tutto questo non c'è spazio per la Stramoncucco o per un giro sul tardi. Riposo abbastanza sereno, tanto recupero domani.

Giorno 3 (29/12): 20 Km tra Idroscalo e Forlanini. La vescica sul destro, dal bronzino da un centesimo che era, s'è trasformata in una moneta da due Euro, mentre il dolore alla caviglia, ancora a caldo, è già sul fotonico andante. Il ginocchio, almeno lui, sembra stare bene.

Giorno 4 (30/12): dolori articolari pochi tendenti al nulla, ma vescica sul destro molto fastidiosa.
Riposo.

Giorno 5 (31/12): una corsetta l'avrei pure fatta, ma ancora la vescica. Riposo.

Giorno 6 (01/01): il proposito era quello di iniziare l'anno col Kilometro Obliquo, ma puntare la sveglia già il primo dell'anno non è proprio cosa. E per il pomeriggio ho preferito una passeggiata col Mauri e i cani. Riposo.

Giorno 7 (02/01): fontanella-fontanella non probante con Chilometro di Guido discreto (4:05) e sparata finale per non perdere il verde del semaforo: buone sensazioni articolari sia durante che dopo la corsa, vescica di dimensioni più contenute rispetto all'uscita da 20 Km del giorno 3.

Giorno 8 (03/01): riposo senza dolori e vescica ormai assorbita.

Giorno 9 (04/01): Stradesio.

Nella mia giovane esperienza di podista, la Stradesio è tra le poche corse che, negli anni, ho bissato: le dita di una sola mano bastano e avanzano per contarle (per comodità uso le etichette dei post e sì, bastano le dita di una sola mano per non essere smentito). Nel 2012 andò così e, se fino a ieri mi avessi chiesto ma secondo te di che colore è la Stradesio, fino a ieri avrei risposto grigio: grigio come il cielo della bassa Brianza in inverno, grigio come la campagna ghiacciata, grigio come la zona industriale e i suoi eco-mostri, grigio come l'asfalto delle provinciali che uniscono i mille comuni assiepati a Nord di Milano. Ma avevo voglia di tapasciare e avevo voglia di farlo con gli amici e le centinaia di persone che sapevo avrei trovato lungo il percorso. Grigio o non grigio. Anche se fa freddo e mi devo trovare alle 6:45 con Massi per evitare code chilometriche al banco iscrizioni.

E' stato decisamente non grigio, alla fine, e non solo per merito della compagnia di Aldo, Claudia, Daniele, Filippo e Massimo. Anzi, se oggi mi chiedessi ma secondo te di che colore è la Stradesio, oggi sono indeciso tra il giallo e il rosso. Il giallo della polenta bramata o il rosso intenso del vin brulé del sensazionale ristoro finale. Roba che se fossi un amante delle classifiche, cosa che non sono, la Stradesio, da ultima senza speranza sarebbe schizzata in Europa League senza preliminare. Roba che se fossi democristiano, cosa che grazie al cielo non sono, avrei detto arancione. E non dire che non l'hai capita.

La corsa: Massi e Filippo fanno la 7 Km, io Aldo Daniele e Claudia partiamo con l'idea della 16. Chiacchierandocela senza grandi pause, dopo qualche chilometro ci accorgiamo, io e Daniele, che Aldo e Claudia se la stanno chiacchierando ancora più di noi. Li aspettiamo al ristoro del Km 10 e lì decidiamo che i 16 sarebbero diventati 22. Daniele scappa subito e lo ritroviamo all'ultimo ristoro. Arriviamo insieme.
Per Barbara: molto bene la vescica, segno che l'unguento funziona. Dolore al ginocchio sinistro che non m'aspettavo, e che persiste dopo ore. Caviglia destra infiammata come al solito. Vediamo domani come va, anche se l'impressione è che domani sarà tutto passato.

Giorno 10 (05/01): riposo con mezza giornata di lieve dolore sia al ginocchio sinistro che alla caviglia destra: dimmi dove firmare per limitare il disagio a solo questo.

Giorno 11 (06/01): ultimo giorno di questo breve diario e la necessità di aggiungere il tag abbandono al post: il ginocchio sinistro, dopo meno di 8 Km di fontanella-fontanella, mi ha chiaramente intimato di fermarmi. Il dolore (legamento collaterale mediale?), che si era già presentato nel riscaldamento, è andato via via crescendo al punto da non essere più in grado di correre: mi sono trascinato lentamente fino a casa, di corsa, se così si può dire, e solo perché ero troppo sudato per poter finire gli ultimi 2 Km al passo senza prendere una polmonite. Avrei camminato molto volentieri.

Il post si chiude qui, in maniera alquanto infausta. L'uscita di venerdì salterà, domenica c'è la Mezza di Monticello Brianza e vorrei portarla a termine in tutta serenità. Correndo, senza dover mai fingere di farlo.

Deejay Ten 2014 - Fighettando la domenica mattina!

L'importante è essere Anonimi

Ed eccoci qui a ricordare. Già il Lofa che dice "andiamo alla Deejay 10" fa un po strano, però tutti dicono ok e quindi mi accodo. Non senza troppo attendere, l'accettazione di tutti  passa attraverso rettifiche del consenso: "ma sta corsa dei fighetti??", "facciamo il miglior tempo!" (dei nostri), "fighetti della domenica!!".
Io che voglio cimentarmi nel trail, al momento breve (40-50 km, hai detto merda), ma che ancora devo arrivare alla forma di oramai un anno fa e che ci sto lavorando con impegno e dedizione tra rientro del peso e km nelle gambe.
Io che ogni volta che vedo un sentiero, ho voglia di correre stile Heidi e che quando la pendenza si fa sentire piango lacrime di sangue.
Io che ho abbandonato le V5F perchè onestamente con il trail non ce la posso fare (con dispiacere) e quindi tra traumi e incazzi, sono tornata alla calzatura normale o quasi.
Io che decido di fare la 10km dei fighetti, perchè tanto ci sono i PodistiAnonimi, gruppo a me caro e rincoglionito come la sottoscritta. Dopo numerose conversazioni su WA (ilLofa-presidente, ilCinghio, ilMassi, me medesima laBa, laMo aggiuntasi per l'occasione), siamo arrivati alla dichiarazione dei tempi, che il solo pensiero mi viene da ridere/piangere! Aspiravo ad un passo di 5'30. Sarebbe stato un successo. E l'errore clamoroso è dichiarare un tempo totale di 53' e non 55'. IlLofa fa notare a tutti l'errore (si perché, non siamo una cricca mica per caso!) e dice "la prima è quella che conta". Sti cazzi. 5'18 bbbbhhhuuaaa!!!
Domenica mattina, non riconosco nemmeno ilCinghio sulla metro (l'unico incontro era stato in occasione della Midnight della primavera scorsa) e viene lui da me in Cairoli, davanti al Decathlon. Con lui c'è un amico, Marco (che per tutto il tempo avevo capito che si chiamasse Martino. Non è l'età, è proprio essere in una dimensione parallela al rincoglionimento, la dimensione peggiore!). La prima cosa che ci apprestiamo ad aggiornare è lo stato intestinale di entrambi. Si perché defecare (e non si usa sto termine) è sacro per me e ilCinghio prima di una performance atletico-fisico-aerobica! Lui che è nella categoria AGONISTI! Finito, non si sa come, con un pettorale tale. Lui che quando domenica incrocia un agonista-triatleta, "noi non abbassiamo lo sguardo! Ci guardiamo negli occhi!" e noi gli ricordiamo che è il kenyota del gruppo (con o senza lampada).
IlLofa è già in prossimità del parco, perchè laMo deve fare la "mezza" (5km, onore!!) e deve partire mezz'ora prima. Questa cosa non mi piace (fighettiRule)! Volevo incitarla almeno all'inizio. Lo troviamo sotto l'arco NikeRunner, e la Monichina ha una faccia tipo "perchè ho speso 18 euri per essere qui a soffrire????". Ma affronta tutto. Foto ricordo per i posteri, e ilLofa l'accompagna sulla griglia.
Io ho deciso di ledere la mia autostima indossando shorts da corsa. Ma come dice Franz Rossi, il pantaloncino non ha eguali in comodità! Così decido di mostrare la mia simpatica e shakerante "cellulosa" ai fighetti!
Levo calzoni e giacchetta: tenuta del PodistaAnonimo canotta salmone con pesci colorati stampati sulla schiena e shorts grigi! quanto cazzo di freddo fa all'ombra???!!!! ilMassi conferma. Andiamo a portare le borse e con Marco andiamo al gazebo. Pitstop output liquidi, e torniamo al NikeRunner. Raggiungiamo ilLofa sulla griglia. Durante il tragitto, incrociamo virtuosi della corsa: triatleti, maratoneti e quant'altro. Perchè un maratoneta viene a fare una 10km costipata di magliette rosse ovunque, che t'impediscono il passaggio?? Perchè un triatleta deve giocare facile e sparare sulla croce rossa?? Ancora ignoro le risposte. Marco e ilCinghio sostengono che sono di passaggio. Un riscaldamento per la seconda-vera gara della giornata (?!)
Tutti trotterellano avanti e indietro, si scaldano, si stretchiano bellamente. Noi siamo troppo pigri, ci siamo già scaldati per andare a prendere la metropolitana. Sulla griglia sono tutti gasati. Echeggiano frasi tipo "mi basta farla in tot (minuti)", "hai visto chi c'è alla console?", "oh! si corre insieme!!".
Noi? "Cinghio, ma la cacca?", IlLofa "oh, c'è un nuovo gruppo che si chiama LeMatiteDellIkea, fortissimi!", "abbiamo dichiarato il tempo!".
Sparo inizio gara e bella la coreografia! Coriandoli viola ovunque sotto la partenza. L'onda umana inizia a muoversi lentamente e io aspetto paziente di passare sopra il rilevatore, per far partire il gps. A destra, sulla console, dei personaggi con indosso delle armature, boh?!
Si inizia a correre, ma quanta gente c'è!?! Mi giro verso ilLofa e in tre balzi è già scattato in avanti e non lo vedo più, ilCinghio dietro, IlMassi e Marco non li ho nemmeno visti. So solo che devo concentrarmi a non cadere con tutta sta gente tra i piedi e devo andare!
I primi 2-3km sono sempre faticosi, devo spezzare il fiato, ma passano e con fatica vanno!
La sindrome della "sborona" è sempre on, devo passare tutti, pagandola poi, ma devo passare. E' patologico!
Guardo solo l'asfalto e pongo attenzione solo al vibrare del mio Multisport. Ho imparato a non guardare il gps. E' lui che mi dice se sono nel range di passo o no. Non riesco a guardarmi attorno, perchè mi rendo conto che cerco di capire quanto può mancare. Quindi corro e corro. Sto tenendo un ritmo più elevato del mio e continuo a ripetermi "alla peggio ti fermi, ma finchè ne hai, continui!". So benissimo che non mi fermerei mai, piuttosto rallento, ma non mi fermo. 5'30, solo 5'30!
Ad un certo punto vedo un cartello 8km. "Ci siamo B, tieni questo passo!" Corro  e corro alla ricerca del cartello 9k, che non arriverà mai, ma vedo l'arco ARRIVO sulla curva del parco Sempione!! Scattone paura!!!! E invece no, merdaaaa!!! Era l'arrivo dei 5km! Implodo paurosamente, sento che le gambe rallentano. Ad una tizia che trovo al mio fianco chiedo "scusa ma l'arrivo è da dove siamo partiti?" (che italiano) e lei risponde "dovrebbe". Non dista molto, siamo intorno al Castello, e lo vedo!! Dai cazzo!!! Corriiiiiii!!! Passo il rilevatore e prima ancora di fermarmi blocco il gps.
Respiro e penso "è finita!". Recupero velocemente e mi dirigo verso la consegna borse. Mi guardo attorno per vedere se vedo i ragazzi, ma c'è troppa gente. Recupero il tutto e ancora non guardo il tempo. Non ho il coraggio.
Mi dirigo davanti al Decathlon, punto di ritrovo. Poi mi decido a guardare: 5'22!!!!! non ci credoooooo!!!!
Rido e alzo le braccia al cielo da sola!!! I fighetti mi guardano incuriositi, del resto sono fighetti!!!!
Poco dopo sono in Cairoli, e vedo laMo e ilLofa! Devo condividere con loro!!! e li a snocciolare tempi e sensazioni, con un'ascella pezzatissima, mi esalto ad ogni dettaglio!!!! e gli altri, tempi da paura!!!
Arrivano tutti! Oramai anche Marco è titolare! IlMarco!
Ci si lascia con un nuovo obiettivo. Tapasciata da Mezza a fine novembre/dicembre!!!
Il viaggio della speranza...
(e qui i puntini di sospensione ci stanno, nonostante la disintossicazione!!!)

Deejay Ten 2014 - La mia Mezza DjTen da PodistaZen (e c'è anche la rima)

Sottotitolo: ho usato le Five Fingers!


 

Riassunto tratto dalla maglia di un “non-fighetto”:
"Corri quando puoi, cammina quando devi, striscia se serve ma non mollare mai.” (D. Karnazes)

Conclusione: non amo avere l'ansia dei tempi, ma visto che avevo dichiarato il colpo, contenta di essere stata sotto!

Deejay Ten 2014 - L'impresa

Non c’è niente da fare, più corri e più correresti, ma soprattutto.. più tapasciate fai e più ne faresti.
Questa poi… questa è una signora  tapasciata, anzi una tapasciata fighetta…  La Deejay Ten!!! Roba che poi te la ritrovi su internet, sui siti dei quotidiani nazionali, roba che poi ti chiamano i tuoi da Solferino e ti chiedono: “Ma c’eri anche tu? Abbiamo visto il servizio in TV!” e tu te la tiri manco avessi fatto la maratona di New York… vincendola… A questa tapasciata qua ti danno la maglia della Nike, a questa tapasciata qua c’è anche il microchip… Che tu lo guardi e ti chiedi come funziona, che pulsante devi schiacciare per farlo partire, ti assale anche il dubbio che tu debba infilarlo sotto pelle…  che la tecnologia non è il mio forte…
E come la si affronta la tapasciata fighetta? Ovvio: la si affronta da zarri!!! I podisti anonimi, all’unanimità (anonimi e unanimi) decidono di NON cedere alle regole del marketing e di NON indossare la maglia rossa d’ordinanza… Saremo zarri, anonimi e zarri contro tutti i fighetti!!! E chi è più zarro di me che opto per un outfit che se mi vedesse Enzo Miccio si rivolterebbe nella tomba da vivo? Pantalone nero sbiadito (per i mille lavaggi), calzina verde e smanicato nero, un pugno in un occhio, anzi due… E che lo spirito di Mark Lenders, il re degli smanicati, sia con me!!!

Andrea mi ha invitato a dichiarare il colpo e io volo basso, come sempre. Butto lì un “53 minuti” che potrebbe essere alla mia portata, ma non mi alleno da 10 giorni, alla mattina rendo meno, la corsa è alle 10.30, devo uscire da casa alle 8.30 per prendere autobus e metropolitana… non so come gestire la colazione: quando mangio? Cosa mangio? Niente, troppe incognite… i 53’ sono il giusto compromesso.
E allora via, verso i 53 minuti di gloria! Partiamo da casa e in un tempo che durante la settimana ti sogneresti , arriviamo in piazza Castello fantasticando di un nostro ipotetico “run the tube”,  perché il podista anonimo è progettuale… va ad una corsa immaginando già quello che farà alla prossima.
 Piazza Castello è bellissima, tutta rossa, piena di gente allegra, piena di fighetti, è vero… ma fighetti simpatici in fondo e per un attimo quasi mi pento di non aver messo la maglia rossa… ma quell’attimo passa e lo zarro riprende il sopravvento. Deposito borsa, breve giro per il villaggio e primo avvistamento Vip (che chi mi conosce lo sa che io cedo al richiamo della mondanità): Massimo Ambrosini, indimenticato guerriero di mille battaglie rossonere, anche lui di rosso vestito!

Tra un biscotto mangiato prima delle 10 e una sorsata d’acqua per non arrivare disidratato, arriva il momento della partenza senza che me ne sia quasi accorto, ma soprattutto senza un minimo accenno ad una parvenza di riscaldamento o ad uno straccio di stretching. Bene, cominciamo proprio bene!
Vabbè, riusciamo ad avvicinarci alla partenza senza essere troppo distanti, buono!
Il trio medusa scandisce il conto alla rovescia, siamo pronti!!!
Attivo runkeeper… attivo runkeeper… attivo runkeeper… non attivo un bel c… che sto c… di cellulare di m… non me lo carica… “chiusura forzata” mi dice… “Cosa??? Chiusura forzata??? E io come c… faccio a sapere il tempo, la media, i chilometri, il ritmo??? Siamo matti?” e intanto ci avviciniamo sempre più spediti alla partenza… Eccolo!!! Runkeeper si attiva… anzi no… “Segnale GPS assente” e passiamo il via… tutti allegri e sorridenti… tutti tranne me che armeggio con sto coso… che l’ho già detto che io e la tecnologia… e… niente… si corricchia, si va verso Cadorna, poi la Triennale… credo… perché io mica guardo la strada… no no io guardo il mio smartphone (che poi…smart… ma de che???) e runkeeper che non parte, la rotella che gira… quasi quanto le mie… non ci credo! La Gabriella, la mia compagna di tante avventure mi abbandona proprio oggi. Ma io lo so di chi è la colpa! Di tutti i fighetti con i loro dispositivi ipertecnologici di ultimissima generazione che hanno mandato in confusione il mio… io lo so, ma io vi supererò tutti, maledetti fighetti!!!
Ma intanto… niente, la ruota gira, gira, gira e io trotterello desolato… e nel frattempo abbiamo fatto un chilometro, gli altri correndo, io bestemmiando. Niente da fare, decido che non userò runkeeper per la prima volta nella mia vita da runner. Imposto almeno il cronometro, così, tanto per avere un riferimento. E corro. Ma dentro di me non sto bene, non va bene così: corro, ma come corro? A che media? A che velocità? Quanti metri avrò percorso??? Non ce la faccio, così non ce la faccio. E allora riprendo lo smartphone, riattacco runkeeper mentre passo il secondo chilometro e… improvvisamente… miracolosamente… incredibilmente… quello parte!!! “Segnale GPS buono” mi dice lui. Adesso… “Vabbè, meglio che niente” mi dico io e tutto contento sono pronto ad affrontare gli 8 km mancanti decisamente più sollevato. E corro, finalmente comincio a correre… ed è una bella sensazione… c’è la gente, tanta gente, c’è la musica, tanta musica con quelle casse enormi che sparano, c’è persino gente ai bordi della strada… mi sento un atleta!!!
E… al terzo chilometro (che è il primo del mio runkeeper) ho un 5’ e 09” che mi galvanizza!
Vado, seguo chi ha un ritmo simile al mio e percorro strade che a me, mantovano trapiantato a Milano sud-est, sono decisamente sconosciute. Ogni tanto qualche sprazzo di zone vagamente familiari in mezzo al deserto della metropoli straniera. E via, 4 chilometri a 5’ 08” incredibile!!! 5, 6 (3 e 4 per la Gabry…) e la media è sempre quella, ben al di sotto del mio obiettivo! Ce la posso fare, ce la faccio!
Al settimo drammatica crisi di fame, che lo sapevo che l’alimentazione mi avrebbe tradito, ma vado avanti, mancano solo 3 chilometri e lo so, ormai è il mio marchio di fabbrica: gli ultimi due li faccio a palla, vada come vada! Poco prima dell’ottavo, supero il Cinghio che pensavo avrei visto solo all’arrivo e in un attimo siamo in corso Sempione, questo lo conosco anch’io, supero una ragazzina piccolina ipertatuata, la riconosco, è Gaia di X-Factor!!!! La supero e la saluto con il pollice in alto… chissà cos’avrà pensato… Vabbè… tiro dritto, ottavo chilometro, runkeeper mi ama e continua a darmi un 5’ e pochissimi secondi di media, è bellissimo, viva la deejay ten, viva Linus, viva Nicola Savino!!!
Accelero!! Ce la posso fare, supero di slancio anche Aldo rock, no dico… Aldo rock!!! E via, ottavo in scioltezza e il nono ancora più veloce, passiamo dietro al Decathlon e… sarà il nome greco, sarà che è il negozio degli sportivi, sarà che mancano pochi metri… sento lo spirito di Filippide pervadermi tutto e accelero ancora fino a tagliare il traguardo come un centometrista!!! Che impresa!!!
Runkeeper mi dà 40 minuti sugli 8 km, vuol dire un 5 al chilometro che nemmeno nei miei sogni più arditi!


Ora resta da capire cosa dirà il microchip, ma sicuramente sarà un microchip emozionante come avrebbero detto i Subsonica! O no?
E’ finita! La deejay ten è finita e ne farei un’altra domani!!!
Bello, bellissimo, intenso, veloce, esaltante!
Viva Linus, viva Albertino, viva Platinette e anche il trio Medusa! E viva anche i fighetti!!!!
Ecco, inizia il delirio post fatica…

P.S. il microchip alla fine mi dà un 52.19 che mi fa stare ben sotto la mia previsione, ma che, alla luce degli ultimi 8 chilometri mi lascia un attimo con l’amaro in bocca. Ma è solo un attimo! Ci vediamo l’anno prossimo!

Il microchip!

Deejay Ten 2014 - Lo Stato di Grazia

Il Coach - che in verità non è un coach, ma che se noi Podisti Anonimi della prima ora chiamiamo Coach è perché, evidentemente, sappiamo che qualcosa da insegnarci ce l'ha - il Coach dice che è normale che durante una prestazione probante di medio/lunga distanza ci siano dei momenti in cui le cose non vanno. Sono solo dei momenti, dice, che passano nello stesso modo in cui arrivano. Basta non farsi condizionare dalla paura che tornino.
Sabato scorso, a una settimana dalla Deejay Ten, ho provato un allenamento a ritmo gara. Probante il giusto per capire fin dove potevo spingermi.
Tutto bene fino al Km 7, poi un dolore atroce al fegato, tanto forte da dovermi piegare e camminare per qualche decina di secondi. Duecento metri circa di sconforto, i latrati della sfiducia a prendersi gioco delle mie speranze di lungo degente. Poi, con la giusta cautela, ho ripreso a correre: dapprima piano e, quando ho capito che non vi era più motivo per tenere quell'andatura da jogger con pantalone lungo marsupio e K-way, più veloce. Più veloce dei primi 7 Km. Basta non farsi condizionare dalla paura, ha ripreso a dire la voce del Coach, chiara, senza alcun fastidioso vociare in sottofondo. Ed è finita con il miglior tempo da che ho ripreso dall'infortunio, 46 minuti e rotti, contento al punto che quando c'è stato da dichiarare il colpo, ho azzardato 45. Perché quando c'è una gara, con uno sparo e tante persone che corrono con te, durante la gara capitano momenti in cui le cose non vanno, è vero, ma può capitare anche lo Stato di Grazia. Mica sempre, ma capita. E ho voluto credere che ieri potesse capitare.
Lo Stato di Grazia m'era capitato una sola volta, era il Giro da Paura 2013. Le gambe andavano in modo sorprendente. Non esisteva fatica. Non c'era paura. Dei dolorini che ogni tanto saltano fuori al ginocchio o a qualche muscolo a caso neanche l'ombra, tutto come vorresti che fosse sempre. Finii quei 6 Km sparati con un tempo al quale facevo fatica a credere.
Lo Stato di Grazia s'è ripresentato ieri. E nonostante il GPS ripetesse a ogni chilometro che stavo andando ben oltre le possibilità che immaginavo per le mie gambe, non sentivo fatica. Respiravo bene, appoggiavo sicuro nonostante abbia passato tanto tempo, troppo, a far su e giù da marciapiedi e salvagente. Ero fiducioso, che è diverso da dire certo, di poter continuare così fino al traguardo. E così è stato. Ho chiuso in 43'33". Tre minuti in meno rispetto a 8 giorni prima. In Stato di Grazia. Che non è la sorpresa dentro il pacchetto delle patatine, ma che se lo cerchi lo trovi.

Dichiariamo il colpo - Deejay Ten

Chi è pratico di queste parti sa quanto mi piaccia il giochino dai riflessi vagamente nero latex del dichiarare il colpo prima dello sparo. Roba che non ho proprio idea di quante poche volte mi sia andata bene e quante altre, senz'altro di più, abbia dovuto giustificarmi di fronte a una platea divertita. E già che in questa edizione della Deejay Ten ci ritroviamo sulla linea di partenza in sei (più un paio di aggregati), di motivi per ridere, al traguardo, potrebbe essercene più d'uno. Massimo sei. Otto se gli aggregati si presteranno.

Monica, podista Zen e indecisa se Five Fingers oppure Nike Free, è il nostro alfiere delle Mezze. Correrà la Deejay Five. Il suo colpo? 35 minuti.

Barbara, riconvertita alla suola tradizionale dopo una lunga esperienza Five Fingers, avrebbe voluto dire 55 minuti, ma ha fatto casino nel moltiplicare 5'30" per 10. Ha detto 53 minuti e dal momento che è la prima parola quella che conta, le toccherà correre a 5'18".

Moira terrà il passo di un'amica che corre da pochissimo e un minuto di approssimazione, tra i 53 e i 54 cioè, è d'ufficio.

Marcello, se riuscirà a superare indenne i momenti di debolezza intestinale che gli si presentano puntualmente al Km 8, Marcello dice che la corre in 5'15" al Km. Che per 10 fa 52'30".

Massi ha detto 53 minuti, ma 1) deve aver avuto anche lui qualche problema a fare le moltiplicazioni oppure 2) più che musulmano (a Milà), quella barba lì lo fa somigliare a Robinson Crusoe (click).

Io? Anche di un solo secondo, ma sotto i 45 minuti.

L'appuntamento è alle 9:30 davanti al Decathlon di Piazza Castello. Ci ritroveremo a raccontarcela sempre lì, finita la corsa.

Correre. Ma che razza di spasso sarebbe?!

Ritorno al Futuro - Parte III, Robert Zemeckis, 1990



D'accordo col Many: "I grandi capolavori sono sempre attuali, e questa battuta fa molto più ridere adesso, credo, che un quarto di secolo fa.

THE BIG COMEBACK: ci riprovo con la mezza, a due anni e un infortunio dall'ultima.



E insomma, lo scorso 31 luglio, inteso come 31 luglio 2013,  Adri mi fa “vieni a fare due tiri a La Loggia stasera?”. Gli ho detto di sì ed è finita che ho dovuto prendere io l’auto, al campetto eravamo quattro gatti e ho passato la notte al pronto soccorso (perché quando hai una distorsione di terzo grado ai legamenti della caviglia, anche se è la terza volta che ti succede, sei pur sempre un codice verde, e quindi aspetti) (e aspetti tanto). 

Le conseguenze: a) vacanze con le stampelle; b) male alla caviglia per mesi, peso del corpo spostato inconsciamente sulla gamba sinistra, cartilagine del ginocchio sinistro che dà problemi, cartilagine del ginocchio destro che quindi decide anch’essa  di dare problemi; c) tanti mesi di tavoletta propriocettiva, cuscinetto, e dal mese di maggio anche parecchio squat (ho scoperto la fitball di decathlon a tredici euri più sette di pompetta, non potete capire).
Beh insomma, forse ho fatto le cose male: prima di concludere la fisioterapia già volevo correre e ogni tanto facevo sette o otto chilometri credendo di poter dare continuità alla corsa, e stiamo parlando di settembre. Ho iniziato a prendere appuntamenti da una fisioterapista il cui figlio giocava nelle giovanili della Juve e poi però l’hanno mandato al Novara perché fisicamente non era all’altezza dei suoi compagni di squadra; beh insomma, ho dato alla mamma del Giovinco del futuro quel tot di soldi che bastano per qualche settimana di tecar terapia, la quale piano piano mi ha fatto sgonfiare completamente la caviglia. Sempre a settembre, presomalismo is in the air: passo l’esame di Lingua Inglese II ma non Letteratura Italiana, giustamente devo andare a correre per smaltire, ma mi fa male la caviglia. Intanto vado allo stadio comunale, faccio le visite mediche nello stesso posto in cui pochi mesi prima le ha fatte Nicklas Bendtner, mi dicono che sono a posto, devo solo risolvere il problema alla caviglia: GRAZIE MILLE. Dico al presidente che rinnoverò l’iscrizione per quest’anno, questione di tempo, sicuro che in primavera tornerò alle gare e anzi mettimi da parte una maglietta della Podistica None di quelle leggere con le maniche lunghe che le domeniche mattina di marzo fa sempre fresco e l’anno scorso non me l’hai data. Poi arrivano novembre, dicembre e le nevicate, le ginocchia stanno bene ma non benissimo, passo Pedagogia Generale ma non Letteratura Italiana; ogni tanto provo ad abbozzare una corsetta, una alla settimana, una ogni due settimane, corro sempre meno fino a che mi dico: oh, ormai è andata, a gennaio riprendo seriamente con la corsa.
A gennaio passo Letteratura Spagnola II e non passo Letteratura Italiana, continua a nevicare e la caviglia fa male. Vado da un tizio, uno quotato dell’ospedale di Torino; questo mi dice che l’operazione è l’ultima spiaggia, che si potrebbe fare questa cosa di prendere del tessuto da non ricordo bene dove e sostituirlo ai legamenti che mi sono giocato negli anni della pallacanestro, ma è pur sempre un’operazione, quindi vediamo come va l’estate e poi ne riparliamo. Inizia un periodo in cui faccio mezzora di tavoletta al giorno guardando “Buffa Racconta” su YouTube, dopo un mese inizio a corricchiare piano (troppo piano), e partecipo ad una non competitiva in cui le ragazze sono vestite di rosa, i ragazzi d’azzurro, e il ricavato va in beneficenza.

Due giorni più tardi passo Letteratura Italiana e inizio con lo squat, dopo un mese è giugno e io ricomincio a fare una corsa alla settimana. Poi due. Poi devo consegnare la tesi ma quattro giorni prima della consegna c’è il concerto dei Pearl Jam e due giorni prima quello degli Stones: mentre sono alla Feltrinelli compro “Corro perché mia mamma mi picchia” di Giovanni Storti e Franz Rossi, ché mi serve qualcosa che mi faccia tornare la voglia di correre come una volta. Durante il viaggio non ne leggerò nemmeno una pagina perché sono indietro con il lavoro e sono costretto a scrivere le ultime pagine di tesi sul treno per Milano, sul volo per Roma, e ancora sul treno del ritorno per Torino. Consegno il malloppo e inizio a correre due volte a settimana: tempi sui 5’20’’ al km e libro che si lascia leggere, meglio le parti di Rossi rispetto a quelle (seppur più simpatiche) del Giovanni di Aldo, Giovanni e Giacomo. Mi laureo un paio di settimane più tardi dopo aver fatto gli otto chilometri stando per lunghi tratti sui cinque minuti al chilometro.

Inizio a correre regolarmente tre volte a settimana, fa un caldo pazzesco ma è estate, e quindi ci sta: a parte la settimana in Grecia, per la quale mi sono portato l’occorrente per il running ma durante la quale non ho trovato un minuto libero, corro sempre. Vado in Liguria, e per la prima volta da quando corro non faccio neanche una volta il solito allenamento San Bartolomeo – Diano Marina – Imperia andata e ritorno (14 km in tutto), preferisco alternare corsette di routine sul lungomare a percorsi in cui "fare" le gambe, vedi San Bartolomeo – Chiappa (giuro che esiste davvero un posto con quel nome), undici chilometri di cui i cinque e mezzo dell’andata tutti in salita. Dalla punta di Chiappa in poi è tutta in discesa, letteralmente parlando: faccio di nuovo i dieci chilometri senza problemi, le gambe ci sono, il fiato quasi, caviglie e ginocchia ogni tanto danno fastidio ma li si gestisce. Ho comprato un paio nuovo di Brooks e il 12 ottobre c’è la mezza maratona di Venaria, la terza edizione della “Corsa da Re”. Non faccio una mezza da un sacco di tempo, aiuto.

Segni di vita

Qualcosa si muove sul log delle attività di Runkeeper e questa, di per se, è già una gran cosa. La fascite plantare sembra essere passata (sgrat toccaferro toccatutto), ma i dolori sotto il tallone e non di meno la tensione del Tendine d'Achille non mi fanno stare sereno: tutto è iniziato da lì e da lì tutto potrebbe ripartire. La spina calcaneare c'è e continuerà a esserci, probabilmente. Da vedere quanto inciderà sulla frequenza quando deciderò di aumentare le uscite e quando mi sentirò in grado di fare decentemente qualcosa di più del fontanella-fontanella da 10 Km.
Fino al 5 ottobre, comunque, penso di rimanere su questa distanza. Il primo obiettivo è la Deejay Ten, la cui prova generale dovrebbe essere la Midnight Run di qualche giorno prima. Prospettive di tempo nessuna, mi accontento di buone sensazioni. Per quelle splendide c'è ancora molto da lavorare. Molto. 
Ma non c'è mica fretta.

Caminada en sö la roca

“Ma tu non sei di Milano” è la domanda che spesso mi fa chi mi sente parlare notando un accento diverso, le “e” strette in “spaghetti”, “questo”, “Francesca”… “No sono della provincia di Mantova, di Solferino” rispondo fiero, e ancor più fiero divento quando la risposta è (piuttosto spesso direi…): “Ah, quello della battaglia”. Ecco, io sono di Solferino della battaglia e nonostante a Solferino non ci viva da secoli, il senso di appartenenza è profondo.
A questo punto, memore anche dell’invito fattomi a giugno alla Passeggiata dei colli morenici dal Gianni e dal Valerio del fantomatico, ma ormai famosissimo, Gruppo Podistico Solferinese, domenica 10 agosto eccomi qua, ore 8 in punto al ritrovo di piazza Marconi (quella che noi solferinesi chiamiamo “la funtana”) per la terza edizione della “Caminada en sö la roca”: 10 chilometri di saliscendi impegnativi attorno alla Rocca, la torre da cui Napoleone III seguiva l’andamento della famosa battaglia di quel 24 giugno 1859 e dove, 146 anni dopo, unico tra tutti i solferinesi (e non) ho avuto la fortuna di celebrare il mio matrimonio, rigorosamente civile.

Ci arrivo dopo le ferie, con una scarsa preparazione, con le gambe molli e con una smisurata ansia da prestazione… “Cosa racconto ai miei compaesani che mi vedranno arrivare abbondantemente nelle retrovie?”… sono titubante fino alla sera prima, nonostante gli incitamenti di Andrea… Ho anche escogitato un piano… Conto di arrivare alla partenza con una gamba fasciata, simulando un precedente infortunio che sicuramente penalizzerà la mia prestazione… Poi desisto dai miei intenti truffaldini e mi presento così, vada come vada, un passo dopo l’altro fino a che ce la faccio.
Arrivo e saluto tutte le facce amiche, come Calboni quando con Fantozzi e la signorina Silvani arriva a Cortina millantando amicizie altolocate… io saluto, ma noto in tutti una frazione di secondo di smarrimento… dev’essere la barba… come del resto mi fa notare il Mario, il mio bidello alle elementari: “Ma set deèntat musulmano a Milà?” (ti sei convertito all’islamismo dopo il tuo trasferimento a Milano?).

Ma io saluto, saluto, sorrido e chiacchiero con tutti, faccio foto con vecchi amici… whatsappo…per stemperare la tensione… Solo che… la stempero troppo, mi dilungo in chiacchiere e non mi accorgo che sono già tutti alla partenza… Sento lo sparo, mi affretto e parto già con l’handicap di partire dalle retrovie. Dopo queste mie prime tapasciate ho capito che, se vai piano e parti dietro arriverai sempre tra gli ultimi, non riuscirai a raggiungere nessuno e sembrerai più schiappa di quello che sei… partire davanti ti consente di farti superare dai migliori, ma di non farti raggiungere da chi va come te e quindi di arrivare con più persone alle tue spalle, salvando le apparenze…
Ma tant’è… è troppo tardi, parto ultimo e runkeeper non si avvia… mi attardo ulteriormente… poi, dopo un buon 400 metri sento la voce amica della Gabriella!!! Ora si parte davvero!
Il primo chilometro esce in leggerissima pendenza fuori dal paese,  si entra subito sullo sterrato, al fresco, costeggiando le torbiere con la rocca che si staglia alta alla nostra sinistra… Lo so, sono di parte, ma la caratteristica di tutto il percorso, oltre alla fatica massacrante, saranno gli scorci incantevoli, le vedute mozzafiato, gli splendidi paesaggi collinari (e con questo mi sono guadagnato la tessera onoraria della pro loco!). Fino al terzo si va in scioltezza, percorso misto ma affrontabile senza problemi… Non ho ancora trovato un punto di riferimento, ma qualcuno ci sarà…

Dal terzo in poi si inizia a fare sul serio, all’altezza di Staffolo il bivio: “Percorso corto (di cui non conoscevo l’esistenza) a sinistra e percorso lungo tirando dritto”… Ci penso… è un attimo solo di indecisione, una frazione di secondo e poi… tiro dritto verso via Spade. “vai Massi, un passo dopo l’altro”.
Si inizia a salire, dal quarto al quinto è una lunga, lenta, ripida, inesorabile salita… Mi aggrappo all’esperienza del runner del gruppo podistico di Malonno che ho proprio davanti a me. Ha almeno 60 anni, ma ha due gambe che… se dovessi scegliere tra le sue e quelle di Charlize Theron, beh Charlize Theron tutta la vita, perché il runner è pur sempre un uomo, ma… mi fido di lui, Malonno è in montagna, saprà come affrontare le salite… e infatti il camuno va su che è un piacere, lento e costante e io dietro, a ruota cercando il ritmo… i 6’ e 47’’ del parziale stanno a dimostrare la fatica, la lunghezza e la pendenza di quel maledetto chilometro, poi lunghissima discesa verso l’ignoto, tutto sterrato, bella, ma impegnativa. Il malonnese scappa, io mi trattengo, a metà della discesa c’è anche il ristoro (in realtà presente ogni 2 km a conferma dell’ottima organizzazione del sempre più mitico Gruppo Podistico Solferinese), un Galletto del Mulino Bianco, l’ennesimo bicchiere d’acqua buttato in faccia e si riparte, arriviamo alle Volpi (l’agriturismo dove ho festeggiato il matrimonio con amici e parenti… quanti punti di riferimento in questa corsa casalinga, quanti ricordi, quante  emozioni), riprendo il montanaro a cui nel frattempo si è affiancato un altro “ragazzo” dell’atletica Lonato con la divisa sociale, bellissima: bianca, rossa e blu, sembra la bandiera cubana, la voglio! A 6 chilometri e mezzo parte l’incubo! Ampiamente previsto tra l’altro… la Rossella, storica esponente di punta del Milan Club Solferino, me l’aveva detto: “Dopo le Volpi inizia una salita tra i vigneti, c’è un panorama bellissimo, ma è un po’ in pendenza”… Un po’ in pendenza dice lei… è un muro, un vero e proprio muro, non ho altre definizioni, una parete da rocciatori, un grattacielo, una qualunque cosa che abbia un’unica disposizione… verticale… E il panorama? E chi l’ha visto il panorama? Io seguo il montanaro e il cubano, ma per come sono messo potrebbero essere Gelindo Bordin e Orlando Pizzolato… mi scappano via, io provo a rallentare, ma non ce n’è, devo arrendermi e subire l’onta della camminata veloce, davvero, di più non ce la faccio… un chilometro, questo, che pesa come 10, ma lo porto a termine in 7, dignitosissimi (almeno per me) minuti, poi si scende un minimo, giusto il tempo di passare davanti a casa dei miei (“Che faccio? Mi fermo? No Massi, avanti, un passo dopo l’altro”) e via, si risale, questo pezzo lo conosco alla perfezione, parte da casa mia e arriva in rocca… quante volte l’avrò fatto prima a piedi, poi in bici, poi in macchina??? 1000? 10000?100000??? E lo so… lo so che anche questa salita va su, va su, va su e non molla mai… la faccio, senza cedere nemmeno una volta alla tentazione di camminare e arrivo su, giro intorno alla rocca e col nono chilometro lo so che è finita, ce l’ho fatta, si scende e si scenderà fino all’arrivo, con una discesa
lunghissima, ripidissima, a tratti anche pericolosa, ma… che le gambe si sollecitino pure, l’importante è che il fiato riprenda il suo ritmo regolare… E allora eccomi: rocca, parco giochi, discesa, la casa del maestro Picchi (vecchi ricordi delle elementari…) piazza Torelli, via 20 settembre e arrivo, soddisfatto comunque sotto l’ora!
Stremato corro al ristoro: Gatorade e sbrisolona per il runner mantovano, moderno ma con un occhio alle tradizioni!
Ritiro la bottiglia ricordo, saluto chi mi capita e torno verso casa, a piedi, una passeggiata defaticante!
P.S. si si c’era anche il Cipolla, lui la corsa l’ha finita in 48’, dice che non era in forma…



Il Palio dell'Ortica

Centro Saini, Parco Forlanini (MI).
Arrivo ore 19.40. Compagnia delle migliori.
Ho da poche settimane conosciuto Massi che, come me, s'accompagna al Lofa. Mi sento a casa.
Arriviamo al banchetto dell'iscrizione e ci presentiamo come i Podisti Anonimi.
Ma come? Cazzo non ci conosci? Ah no... siamo Anonimi come fai a sapere chi siamo! :)
Due chiacchiere e poi riscaldamento.
Iniziamo bene, neanche un chilometro e ho già il fiatone.
Ma ci sta all'inizio.

Selfie pre-gara di rito.
Si vede che sono pronto (sì, sì...), ho già sete e sono disidratato, ho fame perché sono le 20.30 quasi e io a quest'ora mangio.
Andiamo sulla linea di partenza che ho un pezzo di focaccia ancora in bocca... chissà se mi servirà.
Partiamo! Fa troppo caldo!
Come al solito nei primi 800 metri ho ancora abbastanza ossigeno per dire la stronzata del momento: "Abbiamo già fatto 2 km?".
L'altra volta è stata: "Siamo quasi arrivati?".
Come al solito i veri professionisti della corsa mi guardano con compassione, mentre gli altri sfigati come me, la maggior parte, ridono... per non piangere.
Adesso che ci penso il Lofa non ha riso...
Km 1: La mia prima preoccupazione è assicurarsi di non arrivare ultimo.
Davanti a noi c'è un gruppo di Teletubbies gialli con maglietta con soprannome.
Quando scorgo il burroso "El Mozzarella" mi rendo subito conto che non arriverò ultimo. Bella lì!
Prima della fine del primo chilometro non ho ancora il fiatone ma le ginocchia ricominciano a farmi male come nelle ultime due settimane.
Km 2: Le ginocchia si riscaldano, il dolore passa ma inizia il respiro affannoso e sento ogni molecola di elio, azoto, ossigeno ed anidride carbonica grattarmi la trachea.
La media rimane 5:30 come al km 1.
Inizio a fare elucubrazioni matematiche per non pensare alla fatica. Sono al 33,3% periodico del percorso.
Km 3: Inizio ad odiare quei cartelli che segnano la fine del chilometro ma poi quando li vedo mi ci innamoro ancora perdutamente per poi odiarli a morte un millisecondo dopo.
5:30 ancora, non durerò molto.
Km 4: Inizia! Non capisco più niente, a posteriori il Lofa mi dice che mi vedeva male già al secondo chilometro... come biasimarlo.
Siamo già agli incitamenti e ho appena passato la metà del percorso.
"Dai che hai finito il quarto, vedi il cartello 4km?" Sì lo vedo manca ancora un 40% di chilometro.
Poi ci sono le salite, le discese che fanno male quanto le salite.
Le odio voglio tutto piatto, anche le tette di mia moglie.
Sono ancora in media con un miracoloso 5:30 da record.
Non l'avrei mai sperato con questo caldo ma manca ancora il 33,3% periodico di gara. Tutto può essere.
Km 5: Questo cartello di merda non arrivava più, scusate la scurrilità ma è esattamente quello che pensavo.
Poi inizio ad avere altri trip matematici, questa volta sotto forma di allucinazioni, e mi domando se il cartello "5 km" indichi l'inizio o la fine del quinto chilometro.
Quando realizzo che il cartello indica a favore mio si liberano un sacco di endorfine e sono felice. Ho fatto un km in un tempo infinitesimale. Dura un paio di secondi e poi torno alla realtà.
Cedo 10 secondi alla mia invidiabile media dei primi 4 km.
Km 6 (ultimo): Davanti vedo una buzzicona che è arrivata lì prima di me. Ho un moto di orgoglio e la supero. Da quel momento vedrà solo la mia schiena.
Massi e Lofa iniziano e finiscono l'ultimo chilometro "Rock & Roll" in 4:18, io ci metterò un minuto e 20 in più.
Arrivo  barcollando alla fine della gara. Mi manca il giro della pista, quanto saranno 300? 400m?
Vi assicuro che un chilomentro può essere più di 1000m.
Provo a superare l'ennesima buzzicona, meno dell'altra, quasi ci riesco ma a me ormai non mi fotte più niente di vincere, voglio fermarmi.
Manca pochissimo, alzo la testa perchè ci sono i fotografi, solo per questo.
Ho corso metà del tempo piegato in avanti sperando che il peso della panza mi aiutasse a rotolare verso il traguardo ma mi hanno spiegato che non è così.
E' finita! 33:30 ho le prove guardate sotto.

RECORD!!! Quei 13 secondi di troppo sono dovuti alla mia mano tremante che non riusciva ad aprire il marsupio per fermare il cronometro.
Non volevo più muovermi, nè sdraiarmi per paura di rimanerci secco. Volevo solo sedermi ancor prima di bere.
Poi la gara è finita con poca acqua, un ghiacciolo e un piatto di pasta buonissimo.
Devo correre a casa, c'è Brasile-Croazia.
Alla prossima guagliò, ho un futuro roseo.

25a Passeggiata dei Colli Morenici

Dammi retta, Massi: vacci. Ne sarai contento” mi scrive Andrea qualche giorno fa dopo che gli ho manifestato i miei dubbi: “Ma… non so… 10 chilometri? In collina? Da solo?” Si perché la tapasciata ha in sé un’affascinante contraddizione: nonostante la corsa sia uno sport individuale, la tapasciata è bella perché si fa in gruppo. Ma fare gruppo vuole anche dire fare come ha fatto Andrea che sapendo della mia trasferta mantovana per il ponte, mi ha mandato l’elenco completo di tutte le corse in zona in questi tre giorni di ritorno a casa.
E allora domenica 1 Giugno ore 8:00 eccomi qua, al parco Desenzani di Castiglione delle Stiviere per la 25° passeggiata Aloisiana!
Castiglione… ci ho fatto il liceo a Castiglione… e, come al liceo prima di ogni interrogazione, anche qui mi affido laicamente a san Luigi Gonzaga e già che ci siamo… che la mia tendinite e l’infiammazione all’alluce destro siano protette anche da Cinzia, Olimpia e Gridonia, le sorelle del Santo, quelle che interpellavo solo prima dei test più importanti! E qui mi sa che l’occasione lo richiede... Si ricorderanno di me dopo tutti questi anni?
Ormai ci sono, si va! Entro in modalità: “ritorno alle origini” e rispolvero il mio miglior dialetto solferinese che qui mi serve per comunicare coi gruppi podistici bresciani, con i runner gardesani e con gli amatori dell’alto mantovano.
Che strana sensazione la tapasciata sulle mie colline! Gioco in casa, ma sono paradossalmente in trasferta perché tutte le mie corse, tutti i miei allenamenti hanno visto Milano come scenario principale. E poi sono da solo… ce la farò? Ce la farò senza Andrea che mi sprona ad andare oltre i miei limiti? Ce la farò senza Barbara che detta il ritmo e mi aiuta ad essere costante?
8:30 mi iscrivo! Do i miei 2 euro e 50 e inizio lo stretching, al sole, in mezzo al verde del parco… e intanto comincia il conto alla rovescia: “Partenza ore 9” dice lo speaker “prima i bambini, poi il nord walk (lui lo chiama così…) e per finire i gruppi e i singoli per la 10 chilometri. Il percorso si snoda per le vie del centro storico di Castiglione (“Lo conosco come le mie tasche!”), per poi spostarsi sulle colline (le MIE colline), su asfalto e sterrato (“azz… le mie Kalenji reggeranno?”) con una parte leggermente ondulata (“ahia.. le mie gambe reggeranno?”).
Io ascolto, faccio considerazioni tra me e me, mi allungo, whatsappo foto dalla partenza e arrivano le 9:20 tra un “Bel fès” E un “Brào fès” rivolto ai primi bambini già arrivati al traguardo. “Fès” è l’essenza del nostro dialetto: da noi tutto è fès (“molto”): bello fès, bravo fès, fino al TVBF (Ti Voglio Bene Fès) che tutti noi avevamo scritto su zaini e diari…
9:20 si parte! Tutti in gruppo e lo starter dà il via con uno sparo (vero? Può essere… qui sono tutti cacciatori..) e solo adesso riconosco tra i partenti “il Cipolla”, mio compagno di elementari e di medie… provo a salutarlo, ma vedo solo la sua schiena per due minuti poi scompare, veloce come il vento… poco male, lo vedrò all’arrivo, mi auguro.
Primi passi in gruppo, mi pare di intuire dei ritmi altissimi, non mi accodo, lascio sfilare… qualcuno che corre come me lo troverò! Attraversiamo il parco, entriamo nel centro storico e mi sono già trovato un paio di punti di riferimento: una canottiera arancione del “Gruppo podistico Lonato” e una azzurra dei “Podisti della Valtenesi” vanno col mio passo anche se hanno una ventina d’anni più di me… ma va bene… io devo solo arrivare e scrivere il post per il blog dei Podisti Anonimi… sono 2.0 io…

Tra il terzo e il quarto chilometro inizia la parte “leggermente ondulata” e… passiamo nell’ordine: lo Zoncolan, il Mortirolo e il Gavia, le cime storiche del giro d’Italia che poco hanno a che fare col podismo amatoriale mi dico io… E del resto io le dovrei conoscere le “mie” colline. Me le facevo in mountain bike, mica coi pattini… E vabbè, saliamo! C’è sempre una discesa alla fine di ogni salita! E in salita io vado piano, ma canotta azzurra e canotta arancione mi stanno ben dietro, in discesa invece cerco di non forzare, di non andare a briglia sciolta mentre azzurro e arancione vanno di gran carriera e mi superano agevolmente. E’ una condotta che pagherà? Lo vedremo alla fine!

Nel frattempo, dal chilometro 2 ho dietro di me uno che… non so, non mi sono girato a guardarlo, non saprei descriverlo, ma ansima… ansima rumorosamente e ininterrottamente ad ogni passo… la sua è sicuramente una tecnica, ma l’effetto memoria stavolta è legato a certi filmetti che guardavamo durante l’adolescenza… altro che colline moreniche, altro che vita di campagna!

Prima o poi mi giro, voglio vederlo in faccia il "maniaco", ma non ora. Ora siamo alla Ghisiola, il manicomio criminale, siamo al chilometro 6, la gamba tutto sommato tiene, il fiato pure. Cosa faccio? Accelero? “Aspetta Massi, aspetta gli ultimi due!” e continuo così, la Gabriella mi dà un 5 e 40 al chilometro, non malissimo visti i passi alpini appena valicati!

Chilometro 7, si rientra in paese, la strada si appiana… allungo… mi lascio canotta azzurra alle spalle, arancione è scappato qualche minuto fa, ma ce l’ho nel mirino, lo riprendo! Il maniaco, invece, mi sta sempre dietro, lo sento…

Basta! Decido che è ora! Parto deciso e dopo una trentina di secondi l’ansimatore folle è sparito, sento i gemiti sempre più in lontananza, canotta arancione è lì, lo vedo e accelero ancora, me lo lascio alle spalle al chilometro 9 e faccio l’ultimo in scioltezza. All’arrivo Andrea sarebbe fiero di me! Bello! Belle sensazioni di testa, di gambe e di fiato!

Mi fiondo al ristoro, recupero il meritato sacchetto con i prodotti locali, whatsappo foto dell’arrivo, ma poco prima di andarmene, felice e soddisfatto, incontro “il Gianni e il Valerio” del - fino ad ora a me sconosciuto - “Gruppo podistico di Solferino (il mio paese natìo!)”: “Che fèt chè (“Cosa ci fai qui?”)? Set un curidùr (“Sei un runner?”)?”. “Beh ci provo, sto iniziando…” “Brào fès (non serve traduzione)!” “eh ma io sono un “curidùr” di pianura, ste colline mi hanno spezzato!”. “Ma queste non sono niente! Ti aspettiamo il 10 agosto a Solferino, lì si che si fa fatica, ci sei vero?” “Posso mancare a casa mia?”.
Ci sarò! Ma ho bisogno di una preparazione adeguata. Andrea ho bisogno di te! Ne ho bisogno… fès!!!


P.S. tornando a casa dei miei genitori passo davanti a casa del Cipolla…era già là… fresco, riposato e già docciato…



Wēijī

Il termine wēijī è di frequente invocato nei discorsi motivazionali insieme all'affermazione non vera che i caratteri di cui è composta rappresentino sia il concetto di "crisi" che quello di "opportunità". In realtà l'affermazione è mutuata dalla errata convinzione diffusa negli Stati Uniti che i due caratteri significhino uno "pericolo" e l'altro "opportunità". Molti linguisti considerano questa idea una colorita pseudoetimologia, poiché jī da solo non significa necessariamente "opportunità". [fonte]

Wēijī è crisi e opportunità.
Wēijī è fascite plantare e nuoto.
Wēijī è Guido, sempre lui, che all'uscita della piscina mi indica un manifesto e mi dice che quella la facciamo pure noi, l'anno prossimo.
Wēijī è una nuova cazzata con la quale distrarmi ogni volta che ho bisogno di farlo. Nella speranza che, distogliendo l'attenzione dal piede, il piede decida che no, oh, tu devi correre, mica nuotare. E tutto ritorna a essere la splendida routine che tanto mi manca.
Con un (sotto)fondo di nuoto in più, però.