Gli impegni familiari, il timore di esagerare con i chilometri e il meteo incerto per il fine settimana mi hanno portato a decidere per una Mezza di Zingone lenta, con 2 inserti (ai km 8, 9 e 0 di ogni decina) a ritmo gara. È uscita bene e ne sono contento, anche se non mi piace l'idea di sapermi terrorizzato dai possibili imprevisti della preparazione. Cosa che non ho difficioltà ad ammettere: non sono sereno. Un amico podista dice che sono ipocondriaco e, per quanto io mi senta distante dall'esserlo nella vita, capisco che, nella corsa, almeno in questo momento, l'etichetta mi si possa addire. Preferisco pensarmi cauto più che ipocondriaco, preferisco provare a non ripetere gli errori che, in passato, mi hanno portato a infortuni che, in qualche caso, con maggiore sensibilità, avrei potuto evitare. Preferisco arrivare a Reggio Emilia sano e un po' meno preparato. Preferisco correre.
(La Mezza di Zingone merita un poscritto. Fino a pochi anni fa, capitava che il Garmin, in maniera del tutto casuale, non riconoscesse in Milano il posto in cui venivano effettuate alcune corse. Si parla di corse in zona, ovviamente (in basso un esempio trovato in rete). Succedeva a me e ad altri podisti che corrono nel raggio di qualche chilometro. Dovendo attribuire un nome al luogo, il luogo diventava Zingone. Peccato che Zingone non esista o, meglio, l'unico Zingone di cui ho notizia (fonte: google) è un quartiere di Trezzano sul Naviglio, paese distante una trentina di chilometri da qui. Ecco, il giorno in cui ho deciso di inventarmi una Mezza da correre in zona, a quella Mezza ho voluto dare il nome di Mezza di Zingone. La Mezza che non c'è.)
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