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Fortuna che c'è Barbara (contiene fascite plantare)

[Pagina di diario che tornerà utile, a me, quando un giorno la fascite plantare sarà solo un brutto ricordo. E a te nel caso tu abbia bisogno di qualche suggerimento a riguardo. Ma se il problema non ti sfiora, cosa che ti auguro, scendi serenamente giù fino al prossimo post.]

La fascite plantare deve guarire. E bene.
Fortuna che c'è Barbara.
Barbara dice che mi ci vorrà un mese di riposo assoluto. Io dico che sto già uscendo pazzo dopo 10 giorni, che manco per prendere l'autobus mi arrischio di correre.

Oltre che posizionarmi il tape e mostrarmi come sostituirlo, Barbara m'ha prestato il cuscino propriocettivo, una palla sensoriale e suggerito una serie di esercizi da fare con l'ausilio dei due strumenti. Io, a parte disperarmi fino a che il dolore non sarà del tutto scomparso, io seguo ligio i suoi consigli, compreso quello di tenere una sorta di diario della settimana di lavoro. Che verrà aggiornato di giorno in giorno (e che, nei fatti, si è protratto oltre la settimana prevista).



Giorno 1
A) Equilibrio su un solo piede - pavimento: molto più stabile sul piede sinistro, necessità di correggere meno che col destro.
B) Equilibrio su un solo piede - cuscino: come prima, con ancora più instabilità sul destro e aumentata necessità di correggere.
C) Flessione sull'avampiede - pavimento e cuscino: pesantissimo. Il polpaccio fa quasi male.
D) Dita piegate contro superficie verticale: quasi facile col sinistro, praticamente impossibile col destro.
E) Esercizi con la palla: fatti col destro è come se prendessi una penna e provassi a scrivere con la mano sinistra (io che son destro). Col piede sinistro, maggiore facilità di controllo.
F) Presa della penna: unico esercizio in cui ho più dimestichezza col destro che col sinistro.

Giorno 2
- Mi sveglio con grande sensazione di benessere.
- Cambio il tape, che nella regione del tallone s'è scollato (nel posizionare il nuovo gli ho dato un piccolo rinforzo col tape generico).

A) e B) Nessuna differenza rispetto al giorno 1.
C) Devo interrompere dopo circa 30 secondi quando carico sul piede destro: il polpaccio si indurisce al limite del crampo. Sia con che senza cuscino.
D) Il destro sembra più sciolto. L'esercizio riesce molto meglio che il giorno precedente.
E) Mi sembra di avere il sinistro di Diego Maradona e il destro di Sergio Brio.
F) Non grandi problemi col destro, mentre mi ci vuole almeno il triplo del tempo per raccogliere la penna col sinistro.

Giorno 3
- Il dolore si muove, segno che qualcosa sta cambiando. Ho male alla schiena, ma dev'essere stato un colpo d'aria.

A) e B) Stabilità nettamente migliorata, specie senza cuscino
C) Stringo i denti e, riducendo la frequenza delle flessioni, riesco a portare a termine i 4 minuti con e senza cuscino.
D) Il piede destro mi sembra ogni giorno più flessibile. Non ancora al pari del sinistro, ma l'esercizio mi riesce molto meglio che le prime volte.
E) Controllo la palla abbastanza bene anche col destro.
F) Bene con entrambi i piedi.
G) (aggiunto via e-mail) Polpaccio che, seduto per terra e sollevato sulle braccia, rotola sulla pallina: sensazione di massaggio mista al fastidio della pressione della pallina su una zona estremamente affaticata.

Giorno 4
- Il tape e la doccia non vanno d'accordo. Lo cambio.
- Fino a che non indosso le scarpe, il dolore non si presenta.
- Ho come la sensazione, toccandolo, che all'interno dell'arco plantare ci sia un lieve rigonfiamento. Qualcosa di duro.

E) Approfitto della partita dell'Olimpia per svolgere nervosamente gli esercizi con la palla, che maltratto per circa un quarto e mezzo. 
A) Provo con gli occhi chiusi sia col destro che col sinistro, ma non è ancora cosa. Per il resto, con la giusta attenzione, la stabilità va progressivamente migliorando. Idem per B).
C) Davvero duro. Riduco la frequenza delle flessioni e porto a termine l'esercizio.
D) Il destro si comporta sempre meglio.
F) Me ne dimentico, passando direttamente a G).

Giorno 5
- Risveglio senza alcun dolore, poi le scarpe. Inizio a temere che anche il solo camminare possa essere un ostacolo alla guarigione.
- All'improvviso, nel corso del pomeriggio, mi viene un forte dolore al tendine d'Achille sinistro. Non mi faccio mancare niente.
E) Nell'attesa che la moglie si faccia bella per uscire a festeggiare il ventunesimo anniversario di nozze, per circa un quarto d'ora giochicchio con la pallina: la padronanza dello strumento è sempre migliore.
D) Così come sento sempre più elastico il piede destro nell'effettuare l'esercizio che mi vede piegare le dita contro una superficie verticale e flettere il ginocchio. 
- Il resto, per via di una serie di concause legate all'anniversario ma anche no, la restante parte degli esercizi non riesco a effettuarla. Recupero, però. Promesso.

Giorno 6
Il dolore persiste, risparmio la gamba sinistra. Per il resto, sensazioni simili a quelle dei giorni precedenti: sempre maggiore dimestichezza sia con gli strumenti che con gli esercizi. E la pallina, oggi, l'ho martoriata un po' di meno, già che gara 2 l'ha vinta l'Olimpia.

Giorno 7
Tutto molto bene, specie con la gamba destra. A parte per D), non noto grandi differenze tra le esecuzioni.
Tutto molto bene, comunque, solo dal punto di vista fisico, già che giusto il tempo di sedermi e scrivere una riga di aggiornamento del post che sento le unghie di quella bastarda della gatta affondare nel cuscino propriocettivo. E cosa fai, alla Barbara il cuscino lo rendi bucato? No. Apri il browser, cerca lo stesso identico prodotto e 44 Euro senza spese di consegna. 

Giorno 8
Riposo 

Giorno 9
E' il giorno della massoterapia. Del dolore che madonna che male, del fammi tutto quello che vuoi, Barbara, io voglio tornare a correre. Dei riscontri confortanti, dell'Olimpia guardata soccombere dal lettino invece che con la pallina sotto i piedi, dell'impacco con pomata e pellicola trasparente, del questa è la settimana chiave.

Giorno 10
Mattino
Risveglio ore 5 alle prese con l'impacco da smontare e il tape da tagliare e posizionare. 
Il dolore, normalmente localizzato dalle parti del tallone, viene sovrastato da un altro molto più forte, più in alto. Mi illudo per un'oretta che la terapia di ieri sera abbia già portato dei risultati tangibili ma, in verità, il nuovo dolore scema lentamente e il vecchio riprende il proprio posto.
Sera
Dopo 16 giorni di totale inattività torno a muovermi: vado in piscina con Guido. Rimetto in moto il mio corpo e provo immediato beneficio nel sentirmi finalmente stanco. Nuoto perché è l'unica cosa possibile al momento, ma non escludo di farlo con continuità. Tutto dipende dalla fascite e dal tempo che mi obbligherà a star lontano dalla strada. Di sicuro, se piscina continuerà a essere, sarà necessario dare un minimo d'impostazione a quei movimenti scoordinati che mi permettono di galleggiare e poco di più (però una vasca intera in simil stile libero senza mai fermarmi sono riuscito a farla, dai).
Notte
Faccio l'impacco con pomata, pellicola e fascia elastica, ma stringo troppo sia il nastro che la fascia, col risultato di svegliarmi alle 2 per il dolore. Tolgo la fascia e strappo via un pezzo di nastro.

Giorno 11
Le sensazioni al risveglio sono sempre migliori. Il dolore non è ancora scomparso del tutto, ma sento di muovermi meglio, con meno rigidità.
Contravvenendo alle indicazioni di Barbara e dopo la migliore giornata dell'ultimo mese e mezzo per quanto alla (poca) costanza del dolore, faccio un piccolo investimento conservativo e scelgo di non fare gli esercizi. L'impacco no, però, l'impacco lo faccio.

Giorno 12
Mattino
Per la prima volta faccio una corsa molto leggera, giusto una cinquantina di metri per non perdere l'autobus: sento qualche piccola fitta, ma niente in confronto a ciò che è stato per lungo tempo. La luce che vedo lì infondo potrebbe essere un miraggio. Ma anche no.
Sera
Nell'arco della giornata capisco che quella luce era un miraggio e che l'"investimento conservativo" non ha pagato, anzi: ci do dentro con gli esercizi. E decido che il weekend lungo del 25 aprile lo passerò con le five fingers ai piedi. Ché se è vero che l'unico momento in cui non sento dolore è quando ho su le ciabatte, cioè nulla, allora provo col nulla marchiato Vibram.

Giorno 13
Mattina in piscina con Guido Monica e Barbara. Inizio ad appassionarmi.
Le Five fingers, dopo diverse ore di utilizzo consecutivo, mi appesantiscono notevolmente la muscolatura delle gambe: mi arrampico sul soppalco e tiro giù delle vecchie Supernova Sequence 5 che ho smesso di usare prematuramente per via del consumo del battistrada. E mi accorgo di quanto siano ancora molto cariche, a differenza delle prime due paia di Mizuno. Decido di usare quelle.

Giorno 14
Dolore dolore dolore. 
Faccio gli esercizi e preparo l'impacco concentrando il gel sul tallone.

Giorno 15
Mi sveglio con il dolore concentrato sull'avampiede, novità della quale sono entusiasta. 
Vado in piscina con Monica e Guido e, introducendo uno per volta gli insegnamenti di Barbara, riesco a finire in modo incoraggiante: faccio vasche su vasche con discreta tecnica, a dire di Guido, e con molta meno fatica delle precedenti occasioni. Sono contento.
Le gambe risentono pesantemente della mattinata in piscina: effettuo i soli esercizi con la palla e finisco con l'impacco. Più in generale, non ho mai avuto così poco dolore come nella giornata di oggi.


Giorno 16
L'intensità è inferiore al solito, ma il dolore non è del tutto scomparso come speravo dopo i segnali incoraggianti di ieri: evidentemente, la piscina ha un effetto benefico circoscritto alla giornata (come già fu per il giorno 11).
Nel fare gli esercizi ho la conferma di una sensazione già provata negli scorsi giorni: la stabilità del piede destro è migliore del sinistro. Fatto senz'altro positivo e che conferma l'utilità del lavoro sino a oggi svolto, ma che per converso conferma che l'appoggio sul sinistro, prevalentemente sulle due ultime dita, è un'abitudine che deve venire meno.

Giorno 17
Sveglia con dolore. Ma oggi è giorno di piscina, vediamo come va.
Va che stavolta esco come sono entrato, zoppicando cioè. E con un sacco d'acqua nelle orecchie.

Giorno 18
L'impressione è che l'Arnica sia ne più ne meno che acqua fresca: da che ho finito Voltaren e Siligel, l'impacco non mi da nessun beneficio. Provo con l'argilla verde.


Giorno 19
Risveglio con ottime sensazioni: l'argilla verde funziona eccome.
In serata, Barbara mi applica i feltraggi su entrambi i piedi e cambia i miei programmi per il giorno a venire: corsa per 5 massimo 6 chilometri a ritmo blando, altro che domenica in piscina. Non aspettavo che sentirmi dire questo.

Giorno 20
Torno a correre dopo 4 settimane di stop completo. Inizio molto piano, ma dopo aver sentito 5:50 per il primo chilometro, accelero senza rendermi conto che il ritmo dei successivi 4 è inferiore al 4'30". Provo anche per qualche centinaio di metri con la respirazione 3-2 e capisco che sì, d'ora in poi sarà 3-2. Sempre, almeno in allenamento, fino a che non diventerà un'abitudine alla quale non prestare più attenzione.
Nel corso della giornata, il fastidio al piede aumenta fino a raggiungere la soglia di dolore vero e proprio. Stasera impacco con argilla.

Milano City Marathon 2014 - Non dire che non ci credi

Non dire che non ci credi, perché se non ci credessi non ci proveresti neanche (Guido, scendendo dal Mortirolo, venerdì 06/04/2014).

Sul piano razionale, di spazio per dare torto a Guido ce n'era davvero poco: diciamo che mi sono limitato a lasciare che le cose succedessero, azzerando qualsiasi aspettativa. Pronto al peggio molto più che a un improbabile lieto fine. 
Poi le cose sono successe. E son state pure belle. Oltre ogni razionale aspettativa.


Il maglione viola bucato dalla gatta avrei potuto infilarlo nella sacca da ritirare al traguardo, invece che lanciarlo via, come da tradizione, allo sparo. Alle 9 era già caldo. Ma rimaneva un maglione bucato utile a poco e la tradizione ha un fascino al quale sia io che Stefano non abbiamo voluto sottrarci. Di maglioni bucati ce ne saranno altri. Di Maratone chissà.

Un saluto a Moira (canotta viola F599), l'incoraggiamento a provarci fino in fondo nonostante parta con l'idea di una mezza o poco più. L'abbraccio con Aldo. La partenza.
Aldo e Stefano-amico-di-Aldo partono subito forte, io e Stefano-amico-mio li perdiamo già al primo chilometro. Il nostro obiettivo è di stare sempre intorno ai 5 min/Km e così è fino a oltre la mezza (1h46').

I miei dolori sotto la pianta del piede destro, tallonite o fascite plantare non so dire con esattezza, mi limitano solo in curva e sul pavé. Per il resto sento di correre piuttosto bene. E quando riesco a non pensare al chiodo che m'ha martoriato piede e umore nelle ultime 3 settimane, i dolori è come se non ci fossero. In questo senso, le chiacchiere con Stefano penso siano state determinanti: da solo, specie all'inizio (guarda qui), con il piede ancora freddo, non so come sarebbe andata a finire. Così come cercare ai cambi delle staffette gli amici che sapevo esserci, così come Guido che spunta al Km 14 in bicicletta. E poi il saluto a Luca, sempre in bici, e Roby (1271) che da dietro mi fa uè, ma te sei il Lofa e si aggrega a noi per qualche chilometro dalle parti dell'Ippodromo. Il ciao pessimerrima alla Roberta Elena che non pensavo fosse sul percorso. Il Coach al 26 e il primo vai Andre de Lapaola. Monica scatta le prime foto. Va tutto molto bene.

Intorno al 28 raggiungiamo Aldo, lasciato in solitudine dal suo amico. E' in difficoltà, non riusciamo a tirarcelo dietro. Nonostante il nostro ritmo inizi a calare, le posizioni in classifica migliorano. L'esperienza di Stefano, alla sua quarta Maratona, sta pagando. La compagnia dei due motivatori anonimi non di meno.

Al 33 le mie gambe, come giusto che fosse per quanto poco ho potuto prepararmi, iniziano a dare segnali di cedimento. Rallento. Stefano se ne va, rimango col Coach e con Guido.
Al 35, dopo aver salutato mio padre, Enzo e Carlotta, l'imprevisto che non potevo aspettarmi: difficile capire se per l'Enervit G da poco uscito dal frigo dei miei (del quale comunque ho bevuto un paio di sorsi) oppure da un eccesso glicemico dato da due pastiglioni di Enervit GT buttati giù uno dopo l'altro (più probabile). Nei fatti, mi viene un fortissimo dolore al fegato e mi si contrae la muscolatura addominale. Fatico a respirare, ma faccio il possibile per mantenere il ritmo.

Arrivato in Corso Sempione, sento di dover fare qualcosa. Cammino qualche passo, piegando in avanti il busto. Respiro fino in fondo e riprendo subito a correre. Lo faccio almeno un altro paio di volte. Guido e il Coach continuano a incitarmi, sento le loro voci ma non voglio staccare gli occhi dalla strada. La sofferenza ha preso ad avere un ritmo che riesco a gestire e non voglio cambiare nulla. Non voglio distrarmi. E quando il cronometro dice che sto addirittura andando meglio che a Firenze, capisco che ormai è fatta. Mi figuro d'essere sul ponte viola che è rimasto viola solo nei nostri ricordi brizzolati. A 2 dalla fine m'immagino davanti alla caserma dell'Aviazione a stupirmi per la dimensione delle nutrie, all'ultimo chilometro il grido campanella di Guido mi fa quasi commuovere. I 50 metri che dividono un cartello dall'altro negli ultimi 500 metri sembrano essere centimetri. Sento Lapaola urlare e vedo l'obiettivo di Monica. Taglio il traguardo col sorriso.

All'arrivo abbraccio il Coach e mi siedo subito per terra. Godo in pochi attimi del piacere che ho desiderato per 3 ore 42 minuti 55 secondi. Vivo ciò che ho sognato a occhi aperti dal giorno in cui ho iniziato a preparare questa corsa. Sogno che nelle ultime settimane immaginavo dovesse rimanere tale per ancora molti mesi. Sento Roby (non il Roby di prima) urlarmi vai Lofa. Un addetto si offre di aiutarmi ad alzarmi, riesco a farlo da solo. Vado da Roby, gli stringo la mano. Non mi accorgo che Barbara è lì con lui. Vorrei incontrare Stefano, dopo le sofferenze vorrei condividere con lui il momento con la maiuscola, ma niente, non lo trovo.
Voglio la medaglia riservata a chi ce l'ha fatta: nelle condizioni in cui sono partito, di meglio non avrei potuto sperare.
Sono contento. Cazzo come sono contento.

(continua)