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Il Club del Miglio - 17mo Miglio di Piero

Miglista, se lo cerchi sui dizionari, non lo trovi. 
Lo trovi in pista. 
Miglista, con un po' di fantasia e un'estemporanea licenza linguistica, è e sarà, almeno su questo blog, l'atleta o supposto tale che corre il Miglio in pista.
Per sgomberare il campo da equivoci, chiarisco per chi non è pratico di queste parti che a scrivere è uno dei supposti tali, uno dei pochi, visto l'alto livello della competizione. Corro per non arrivare ultimo e, in questo primo dei 10 appuntamenti del Club del Miglio, non solo non ce l'ho fatta, ma ho preso addirittura 28 secondi da chi mi ha preceduto. 59 dal primo. Poi è vero che mi frega meno di zero se ultimo penultimo o terzultimo, conta solo che io mi diverta, come è stato e come sarà anche se dovessi continuare ad arrivare ultimo per tutti e 9 i prossimi appuntamenti della manifestazione, piede destro scassato e imprevisti permettendo.

Fulminato sulla via di Pioltello, quindi? No.
Non esattamente.
E' che è in posti come il Centro Sportivo di Pioltello o lungo le campagne di una qualsiasi periferia agricola o industriale, col sole o con la galaverna, che c'è la passione. E' in posti come questo che la corsa continua ad avere il suo significato autentico, genuino. Qui la gente - non bastava il lucro delle mille inutili run qualcosa per fighetti vestiti di tutto punto, ora ci si è tuffata pure la politica - è solo bella gente. Autentica. Genuina. Appassionata. Qui senti di condividere qualcosa con ognuna delle persone che gravitano intorno a quei 400 metri di tartan. E che su quei 400 metri di tartan ci lasciano l'anima per cinque sei sette minuti. Felici di farlo.

La gara: nell'affrontare per la prima volta i 1609,34 metri della distanza, mi ero dato un obiettivo: 6 minuti. Obiettivo ancora più ignorante del solito, vista la novità. Averci impiegato un solo secondo in più, senza ancora aver coltivato l'istinto del tutto subito, è motivo di soddisfazione. E speranza per le gare a venire.
Il Miglio è intenso, è correre senza pensare, senza dovere o potere fare calcoli. E' difficile, se non ci hai mai provato, ma nel punto di massimo sforzo mentale, che per me si è presentato subito dopo aver sentito il trillo del Km 1 del Garmin, subito dopo il trillo, il tempo di fare una curva, senti suonare la campanella dell'ultimo giro e capisci che il traguardo arriva presto. 400 metri, solo 400 metri. Durissimi, ma infondo veloci a passare.

A Pioltello ho incontrato Mario e Giovanni, compagni di squadra degli amici della Podistica None. Ho visto un M65 chiudere con un tempo migliore del mio. Ho visto pettorali riciclati dall'edizione dell'anno precedente e pistole che fanno cilecca, particolari che, ai miei occhi, aumentano il valore di manifestazioni che devono essere, non apparire. Organizzate con pochi soldi ma smisurate quantità di passione. Avrei visto pure Jessica arrivare seconda di categoria, se non fossi andato via senza neanche fare la doccia.

Ho visto cose e persone che rivedrò con piacere. A partire dal 9 aprile a Voghera (click sull'immagine per il calendario completo).


il Mito

Alla voce mito la Treccani dice così:
s. m. [dal gr. μϑος «parola, discorso, racconto, favola, leggenda»]. –
Idealizzazione di un evento o personaggio storico che assume, nella coscienza dei posteri o anche dei contemporanei, carattere e proporzione quasi leggendarî, esercitando un forte potere di attrazione sulla fantasia e sul sentimento di un popolo o di un’età: il m. di Cesare; il m. di Roma nel medioevo; il m. napoleonico; fare un m. di qualcuno o di qualche cosa; anche, di personaggi o eventi (reali o no) che, amplificati dall’immaginazione popolare, diventano simboli di comportamenti o di atteggiamenti umani attraverso la mediazione letteraria: il m. di Faust; il m. di Don Giovanni; il m. della corsa all’oro nel Nordamerica; oppure, più recentemente, di personaggi dello spettacolo o dello sport che, per la grande popolarità raggiunta, siano diventati degli idoli per le folle: il m. di Rodolfo Valentino, della divina Greta Garbo; il m. della Callas; il m. di Coppi nella storia del ciclismo; diventare un m. dell’atletica; la fine di un m., l’inizio del tramonto di un atleta, quando perde la sua invincibilità.
Dice proprio così: “diventare un mito dell’atletica” perché lo sa, la Treccani, che l’atletica, così come il ciclismo (citato non a caso), è sport di fatica ed è con la fatica che si diventa miti!
Ecco, io all’atletica (leggera, molto leggera nel mio caso) mi ci sono avvicinato grazie al mio Mito personale, quell’Andrea che vedevo correre sotto casa con la neve, col sole, con la pioggia… E’ grazie ad Andrea che mi è venuta la scimmia della corsa, è con Andrea che ho fatto la mia prima tapasciata, è Andrea che mi ha incoraggiato prima della mia prima Mezza ed è ad Andrea che faccio riferimento ogni volta che ho un dubbio, una domanda, un cedimento.
Leggere il post precedente, quindi, non è come potrebbe pensare chi è andato avanti nella lettura della definizione della Treccani “la fine di un mito, l’inizio del tramonto di un atleta, quando perde la sua invincibilità”, è solamente un passaggio un’umanizzazione del mio Mito che ha aggiunto un pezzo al racconto, al mito (qui la Treccani dice: “Narrazione fantastica tramandata oralmente o in forma scritta, con valore spesso religioso e comunque simbolico, di gesta compiute da figure divine o da antenati (esseri mitici) che per un popolo, una cultura o una civiltà costituisce una spiegazione sia di fenomeni naturali sia dell’esperienza trascendentale, il fondamento del sistema sociale o la giustificazione del significato sacrale che si attribuisce a fatti o a personaggi storici”) della Corsa. E’ il racconto dello sforzo, della fatica, della caduta, della delusione e del rialzarsi subito dopo per un’altra corsa e poi un’altra e un’altra ancora.
Fino a quando, così come mi ha promesso a caldo (e io mantengo le prove in una conversazione salvata su Whatsapp!) il mio Mito mi accompagnerà nella mia prima (e probabilmente ultima) maratona!!!
Ben sapendo che, per concludere con la Treccani, la mia prima maratona assomiglia molto a un “desiderio o speranza ritenuti irrealizzabili; sogno, utopia: il miglioramento della situazione è, almeno per ora, un m.; il calo dell’inflazione si è rivelato un mito. Soggettivamente o polemicamente, possono essere definite come mito in questo senso limitativo anche alcune di quelle idee che per altri hanno o hanno avuto un valore simbolico-religioso, in quanto ritenute prive di validità razionale e di carattere pratico: il m. dell’uguaglianza sociale, il m. del benessere universale.

 E’ pur sempre un mito anche questo no?