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Da Splinder a Una Corsa da Re: i Podisti Anonimi incontrano la Podistica None ed è capolavoro.

Dopo tre anni passati a dire prima “a ottobre la faccio anch’io la Corsa da Re” e dopo “no, mi sa che anche quest’anno La Corsa da Re la faccio l’anno prossimo”, finalmente, quest’anno non sono riuscito a trovare nessun motivo plausibile per cui non farla, e anzi, fin dall’estate ero gasatissimo all’idea di correre una mezza nei giardini della Reggia di Venaria con i miei amici. Lo step successivo, e chi mi conosce sa come sono fatto, è stato proporre la cosa anche a chi non l’avrebbe mai corsa, a meno che non ci fossi stato io a lanciare l’invito. Perché? Boh, non so, perché più siamo e meglio è, probabilmente.


Ecco quindi che mi ritrovo a far scoprire le bellezze del podismo a due amici di campeggio con i quali corro (piano) sulla passeggiata di San Bartolomeo al Mare d’estate, ed ecco che, soprattutto, scrivo al Lofa, quello de “Il Blog del Lofa” che leggevo otto/dieci anni fa quando ancora esisteva Splinder, ai tempi in cui lui giocava a calcetto e pallacanestro, i tempi in cui scriveva libri e Caparezza gli assomigliava.

Dopo qualche telefonata e qualche messaggio su whatsapp il gruppo era composto da:

Il Lofa: “ah ma tu sei quello dei podisti anonimi???” Arriva da Milano, fa il suo PB in una mezza stando sotto l’ora e mezza nonostante le salite e la quasi totalità di sterrato, mangia pranzo tranquillo e se ne torna a Milano come se niente fosse. CIAO.

Scheggia Impazzita Mino, detto anche “basso profilo Mino”. Cuoco infermiere, l’appassionato di gallicismi dal linguaggio forbito, si ispira a Maccio Capatonda. Tirato da Marco Bernacca chiude in un’ora e quaranta con la solita classe che non mancherà di sfoggiare anche durante il pranzo.

Marco detto Bernacca, Capitan Futuro della Podistica None e papà di Bianca (sei mesi) che oggi correva la sua prima 4k (nella fascia, insieme a mamma Silvia).

Davide, Eclectik Running Team, granata. Chiude in un’ora e trentatre prima di riservarci l’ennesimo pippone su facebook nel quale anche questa volta ci tagga e si lamenta del suo tempo. Parole d’ordine: “zio fa” e “porcoddue”.

Il Pairons e la Rivo, coppia glamour del saluzzese alla loro prima gara podistica (la 10k). Prima della partenza lui mi dice “no guarda, non penso faremo la gara del primo novembre, la sera prima saremo a cena con mia madre e mangeremo un casino, abbiamo già prenotato…”; dopo la gara: “SIAMO GASATI! IL PRIMO NOVEMBRE CI SIAMO ANCHE NOI INSIEME A MIA MADRE!”

Martina: decide di correre la sua quarta corsa podistica a due settimane dalla partenza e si dice molla e demotivata, ma ad animarla due pensieri fissi: battere la Colombari su Instagram nella categoria “selfie pre-gara” e il brasato con patate nel post-gara.

Il Principe: il triatleta zen che al Garmin preferisce l’andare a sensazione. Per qualche strano motivo è finito a fare la 10k, durante il pranzo ci delizia con perle e aneddoti legati alla sua emittente preferita (Gazzetta TV) con indosso la prima maglietta che ha trovato nel cassetto la mattina: quella di un triathlon a Phuket.

E poi c'ero io. Ok, forse l’ho presa un po’ alla leggera, ma tant’è: ho passato giugno e luglio a corricchiare, la prima metà di agosto a mangiare come un maiale in una vacanza sarda on the road, e da metà agosto in poi ho iniziato una tabella d’allenamento, saltando qua e là qualche appuntamento con le mie Brooks in favore degli scarponcini da Trekking.
Il ritrovo è al parcheggio Juvarra alle nove meno un quarto, arrivo e incontro tutti, uno dopo l’altro. A mezzora dalla gara stavamo bevendo un caffè affacciati sui giardini reali, ad un quarto d’ora dalla gara abbiamo iniziato lo stretching, cinque minuti dopo mi hanno chiesto se non facessi riscaldamento: “il mio riscaldamento sono i primi tre chilometri di gara!” Che bello fare una corsa totalmente libero dal magone e dalla paranoia di dover fare il tempo, ché se non lo fai t’incazzi.
E invece: pronti-via e iniziano le salite, scopri che praticamente non ci sarà asfalto, che la prima metà è costantemente in salita e che andando avanti è tutto un saliscendi. Sono tre le salite più impegnative, con l’ultimo strappo al diciottesimo chilometro che ti spezza le gambe. A ripensare ai tempi che facevo fino ad un paio di anni fa, come diceva mio nonno, “mi sale il criste”…eppure mentre corro guardo poco l’orologio e non mi dispero, difficilmente potrei fare di più su un tracciato del genere. Chiudo in un’ora e cinquantadue quando speravo di metterci dieci minuti in meno, almeno.


Mi girano le palle e mangio banane e arance ai punti-ristoro. Martina dirà “no ma veramente, dovevate vederlo, parlava a monosillabi ed era incazzato nero per il suo tempo… ma rilassati no? Non sei contento che l’hai finita? Non ti puoi accontentare?” e Monica risponderà “ma dev’essere una cosa loro, anche lui (il Lofa ndr) non è mai contento, io non so cos’è che c’hanno…”

A fine giornata ci salutiamo tutti, ci rimandiamo alla prossima gara, e il Lofa mi consegna la “Racing Green: “La chiamiamo così perché ricorda il racing green della Lotus dei tempi che furono. In Italiano sarebbe verde oliva ma racing green fa molto più figo!” Beh, CAPOLAVORO! La Racing Green, per la cronaca, è quella qua sotto:




P.S. Lofa, so che non c'entra molto con le gare podistiche ma...quasi quasi me la metto stasera al concerto del tuo amico Capovilla.

4a Una corsa da Re - Letizia e disagio

Mi son fatto un giro sulla Wayback Machine e sono andato a vedere, a spanne, quando c'è stato il primo contatto con un allora ventunenne che, nel settembre 2008, si descriveva con queste parole:

Davide, 21 anni da No-one City. Playmaker, springsteeniano anziché no, figura chiave di un'intricata trama governativa, un complotto teso ad occultare la verità sull'esistenza di una forma di vita extraterrestre. E' una congiura internazionale per dirla tutta, ha i suoi uomini di punta ai più alti livelli della politica e tocca da vicino la vita di ogni uomo, donna o bambino del pianeta. E nessuno ci crede! Dicono di me: Geek, affetto da quasi certa sindrome bipolare, paranoico, pungente, arricchente, agorafobico, infoscato, perennemente insoddisfatto, catastrofista, disfattista, invariabilmente morto di sonno, totalmente sprovvisto di un'organica filosofia di vita. Eletto miglior vegetale del cazzo 2006. Il ragazzo ha le qualità, ma non si applica. Telefonare ore pasti, astenersi perditempo. 
(clic qui se non t'accontenti del copia/incolla, ma vuoi che i tuoi occhi siano testimoni)

Un giorno di qualche settimana fa, Davide, con il quale negli anni ho scoperto di condividere la passione per la corsa oltreché parte delle sue afflizioni mentali, m'ha proposto di partecipare a una Mezza organizzata dentro e tutt'intorno la Reggia di Venaria Reale. Bella location, bella gara mi diceva lui. E io, senza troppo indugiare, ho risposto sì, ci sono: non tanto per la gara in se, che per bella come potrà essere, rimane una gara che sapevo non avremmo corso fianco a fianco, quanto per potergli stringere la mano, finalmente, dopo tanti anni passati a leggere e a commentare reciprocamente le cazzate scritte da entrambi sui social network e pure su questo blog, separati da millemila chilometri di fibra ottica che scorre sulle dorsali dell'Internet quando Milano e Torino distano due ore scarse.
E' stato bello, è stata una splendida giornata passata con lui, Martina e i loro tanti amici. Ma non è di questo che voglio parlare qui, anche perché c'ha già pensato Davide a creare altrove l'hashtag per farlo.

Ricorderò la 4a edizione de Una corsa da Re come la mia prima volta sotto l'ora e trenta minuti in una Mezza. Un traguardo che, chiedilo al Compagno Guido se non ci credi, solo poche settimane fa ritenevo pressoché impossibile. E che ancor di più sembrava esserlo dopo aver visto l'altimetria del percorso e scoperto che la superficie era 100% sterrato o quasi. In aggiunta, le pozzanghere figlie delle piogge dei giorni precedenti, una posizione in partenza per nulla favorevole (40 secondi tra lo sparo e il mio passaggio sulla linea di partenza) e la confluenza sul percorso, a un certo punto, del gruppone dei partecipanti alla 10 chilometri. Roba che per attraversare una cancellata è stato necessario camminare. I presupposti non c'erano già prima della partenza, quindi, e i primi due chilometri me ne hanno dato la conferma (media 4'27"/Km). Ma cosa avrei dovuto fare? Appena ve n'è stata la possibilità, intorno al terzo chilometro cioè, ho preso a correre come mi sentivo. Fregandomene della salita pressoché costante, anche se decisamente abbordabile. Almeno fino a quel momento. Guardavo il Garmin ogni volta che faceva tri tri e la rilevazione, chilometro per chilometro, era sempre sotto i 4'10". Arrivati al decimo ho deciso di far di conto: 42'30" per i primi dieci vuol dire che se ci metto altrettanto per i restanti undici fa 1h29' circa. La discesa della seconda parte della gara dovrebbe aiutarmi.
Minchia, ce la posso fare.
Minchia, ce la faccio.
Un passaggio particolarmente ostico (tra i Km 10 e 11 la media/Km, da 4'05" quale era, è salita a 4'34") non mi scoraggia, so di avere un po' di margine. E poi la discesa.

Intorno al Km 12 mi affianca Alessandro e corriamo insieme i successivi 6 Km chiacchierandocela allegramente come se non ci fossero da risparmiare fiato ed energie mentali per quella che, anche per lui, si presentava come una giornata da ricordare. Al Km 18 Alessandro sale di ritmo, ma non gli sto dietro. Non ci provo neanche. Di più non avrei potuto fare e di più non aveva alcun significato, per me. Quel passo mi avrebbe permesso di arrivare comodamente sotto l'ora e trenta e, in effetti, passo sul tappeto all'ingresso della Reggia dopo 1h28'44". Potrei fermarmi e gioire per aver raggiunto un obiettivo davvero insperato fino a prima di prenderne consapevolezza, la domenica precedente, dopo aver corso 10 Km a 4'01"/Km, e sapendo di averne ben oltre i 10 Km, ma.
Ma l'avevo già scritto qui, sapevo che il percorso era leggermente più corto dei 21097 metri effettivi della distanza. Almeno, così era il percorso dell'anno precedente. Così è stato anche quest'anno. Volevo vedere quel tempo nel riepilogo delle distanze di Garmin Connect alla voce Mezza Maratona, non mi accontentavo di sapere che quei 300 metri in meno non avrebbero minimamente cambiato la sostanza. Anzi, a fare la tara di un percorso affatto pianeggiante e con superficie sfavorevole, quell'1h30' vale almeno 2 minuti meno. Garantito e confermato da più d'uno.

Be', taglio il traguardo guardando davanti a me, nella speranza di avere spazio a sufficienza per quei 300 metri. Inizialmente mi trovo di fronte un muro di già arrivati (una sessantina della 21 Km e le migliaia della 10 Km), mi faccio spazio cercando di non dare ascolto a chi mi si rivolgeva come ci si rivolge a un disagiato che non ha capito che la gara è finita e prendo a girare intorno alla fontana circolare posta davanti ai ristori. Fontana che zampilla a ritmo di musica. Ci giro intorno per non so quante volte, fino a che il dispositivo GPS non mi dice di aver percorso 21100 metri. Lo spengo, dice 1h30'02". Quei 2 secondi, ovviamente, non hanno nessun significato: ce l'ho fatta.
Minchia, ce l'ho fatta.


P.S. Moira mi dice di scendere, che è dal parrucchiere sotto il mio ufficio. Mi racconta della sua Lago Maggiore Marathon (30 Km) di ieri chiusa con un tempo che non ricordo, ma ottimo e del quale è entusiasta. Nonostante un dito rotto. Io le racconto di quello che hai appena letto e allora, se davvero hai le gambe che vanno così, allora vieni con me alla Mezza di Busto Arsizio, fra 3 settimane. E' piatta piatta, fai il tempo. Dai, vieni!  [CONTINUA] (ma guarda a destra nel box degli appuntamenti)

Road to Valencia: part 2

Ovvero scoprire quanto è bello allenarsi! Ovvero essere agitato come se stessi per partire per una gara olimpica! Ovvero mancano solo 5 giorni ai 21km di Valencia!

Dal 2 maggio 2015, giorno dell’iscrizione alla Medio Maraton de Valencia, è scattata la fase di preparazione, con una motivazione che non avevo mai avuto prima in nessuna attività sportiva! E in questo periodo ho potuto veramente scoprire tutti gli aspetti meravigliosi di questo sport. Correre con il sole a picco o con la pioggia, essere al mare e correre all’alba lungo la spiaggia deserta, incontrare lungo la tua solitudine mattutina un altro #albarunner  che ti si affianca e ti chiede se può correre con te perché è nuovo del posto e vuole capire da te quale è un buon percorso da fare (fa nulla se poi ti fa tenere un passo al di sopra delle umane possibilità ma tu vuoi a tutti costi fargli da guida e continui rischiando l’infarto!!), creare nuovi legami con vecchi amici che sei riuscito a coinvolgere nelle tue corse e con i quali ora hai anche questa malattia che si chiama corsa di cui parlare e tempi  da confrontare!
Insomma, per farla breve, il percorso che mi sta portando alla partenza del 18 ottobre è stato ricco e intenso che quasi già sarebbe appagante così… ma il brivido lungo la schiena che mi prende anche ora che scrivo ad immaginarmi il traguardo sull’acqua di Valencia mi rende impaziente di partire!
Certo, le ansie più disparate si manifestano a ondate: farà caldo? Pioverà? Ci saranno i pacers? Forse è meglio cambiare le scarpe? Il pacco gara dove va ritirato? Per fortuna sarà con me l’amico Massi, che dice di non essere allenato, non si è informato su nulla (giustificato ;) ) ma che ha promesso che la faremo tutta insieme!
Pettorale n. 5883
Obbiettivo dichiarato: 2 h. (Massi non ci possiamo tirare indietro ora)
Seguono aggiornamenti… buona corsa a tutti!

Deejay Ten 2015 - La festa è qui

Il colpo era dichiarato a 41'59": scommessa ignorante ma neanche troppo, visto che da limare c'erano soltanto 31 secondi rispetto al mio miglior 10000. E' finita che il traguardo l'ho tagliato a 40'15" e, non soddisfatto, ho continuato per altri 50 metri, ché Mino diceva 9950 e senza i 10000 tondi non ci sarebbe stata la certificazione su Garmin Connect del nuovo limite sulla distanza. Roba da TSO, lo so, altro che il Nirvana del podista Zen. E pensa che domenica, se le gambe vanno allo stesso modo, mi toccherà rifarlo (clic)(lasciatelo dire, sarei ben contento di trovarmi obbligato)...
Poi, già che ci sono, aggiungo che ordinando dal più piccolo al più grande i tempi dei 18088 partecipanti alla 10 Km, alla riga 95 ci sono io (sotto mentite spoglie). A dimostrazione di un livello che, con la cancellazione della gara agonistica, è sceso in maniera sostanziale, anche se, immagino, tutto questo non interessi nemmeno uno degli oltre 25000 iscritti. Ma così è. Così come è innegabile il merito di chi ha organizzato in maniera impeccabile la manifestazione e coinvolto così tante persone in una festa la cui unica differenza rispetto alle feste a cui siamo abituati è che alla Deejay Ten si corre invece che ballare. I sorrisi sono gli stessi e le tonnellate di foto presenti su podisti.net o andòcorri lo testimoniano.

La gara (la corsa, la festa: chiamala come preferisci): arrivo con 45 minuti d'anticipo sulla linea di partenza, a pochi metri da me, dopo poco, appare un palloncino nero con su stampato un 40 che mi tenta parecchio. Non sono mica convinto di seguirlo, mi dico e dico al tizio con cui chiacchieravo nell'attesa dello sparo, ma non lo escludo a priori. Vediamo come va la partenza. Il primo chilometro va fin troppo bene (4'15") rispetto al 4'52" dell'anno scorso, i successivi cinque sono sotto i 4 minuti al Km o poco più. Il palloncino è sempre a uno sputo e le gambe vanno che è una bellezza.
Tra il Km 7 e il Km 8 sparisce il palloncino (secondo me s'è bucato, ma lo realizzo solo all'arrivo) e, contemporaneamente, m'accorgo che i tempi salgono leggermente. Penso di aver finito la benzina, ma mi sbaglio, perché nei successivi due, gli ultimi, torno stabilmente sotto i 4'/Km. Al traguardo me ne fotto di quello che può pensare la gente che mi vede continuare a correre per qualche altra decina di metri, spengo il GPS e tutto il resto lo puoi immaginare.

Nota a margine: la storia delle canzoni che ti fan tornare in mente delle cose la sai. E sai anche che le canzoni non è che sei sempre tu a sceglierle, le canzoni càpitano e tu devi prenderle così come sono. Magari ti va bene e ti càpitano, che ne so, gli U2. Magari ti va male e ti becchi i Gemelli Diversi.
A me, come agli altri 25000 mila d'altronde, sono usciti i Duran Duran (suonati per 10 Km lungo tutto il percorso). Poteva andare peggio.
Ohohohohoh


Deejay Ten 2015, il mio nome è Massi

Tanto ha fatto, Massi, che alla fine sarà DJ10 pure quest'anno. Peccato che sarò solo, ché lui, che si è iscritto anzitempo dimenticando di un impegno di quelli che non puoi dire di no, lui non ci sarà. Sarò quindi io a correre col suo pettorale, che, con quello che è costato, non è il caso che rimanga a morire inutilizzato dentro la busta di carta con su la faccia di Linus. E gli altri, gli altri Podisti Anonimi, tutti alle prese con infortuni, unghie incarnite, programmi inderogabili o non ci sono, vado in montagna, questo weekend.
Il Nirvana è fissato almeno un secondo sotto i 42 minuti.