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Caminada en sö la roca

“Ma tu non sei di Milano” è la domanda che spesso mi fa chi mi sente parlare notando un accento diverso, le “e” strette in “spaghetti”, “questo”, “Francesca”… “No sono della provincia di Mantova, di Solferino” rispondo fiero, e ancor più fiero divento quando la risposta è (piuttosto spesso direi…): “Ah, quello della battaglia”. Ecco, io sono di Solferino della battaglia e nonostante a Solferino non ci viva da secoli, il senso di appartenenza è profondo.
A questo punto, memore anche dell’invito fattomi a giugno alla Passeggiata dei colli morenici dal Gianni e dal Valerio del fantomatico, ma ormai famosissimo, Gruppo Podistico Solferinese, domenica 10 agosto eccomi qua, ore 8 in punto al ritrovo di piazza Marconi (quella che noi solferinesi chiamiamo “la funtana”) per la terza edizione della “Caminada en sö la roca”: 10 chilometri di saliscendi impegnativi attorno alla Rocca, la torre da cui Napoleone III seguiva l’andamento della famosa battaglia di quel 24 giugno 1859 e dove, 146 anni dopo, unico tra tutti i solferinesi (e non) ho avuto la fortuna di celebrare il mio matrimonio, rigorosamente civile.

Ci arrivo dopo le ferie, con una scarsa preparazione, con le gambe molli e con una smisurata ansia da prestazione… “Cosa racconto ai miei compaesani che mi vedranno arrivare abbondantemente nelle retrovie?”… sono titubante fino alla sera prima, nonostante gli incitamenti di Andrea… Ho anche escogitato un piano… Conto di arrivare alla partenza con una gamba fasciata, simulando un precedente infortunio che sicuramente penalizzerà la mia prestazione… Poi desisto dai miei intenti truffaldini e mi presento così, vada come vada, un passo dopo l’altro fino a che ce la faccio.
Arrivo e saluto tutte le facce amiche, come Calboni quando con Fantozzi e la signorina Silvani arriva a Cortina millantando amicizie altolocate… io saluto, ma noto in tutti una frazione di secondo di smarrimento… dev’essere la barba… come del resto mi fa notare il Mario, il mio bidello alle elementari: “Ma set deèntat musulmano a Milà?” (ti sei convertito all’islamismo dopo il tuo trasferimento a Milano?).

Ma io saluto, saluto, sorrido e chiacchiero con tutti, faccio foto con vecchi amici… whatsappo…per stemperare la tensione… Solo che… la stempero troppo, mi dilungo in chiacchiere e non mi accorgo che sono già tutti alla partenza… Sento lo sparo, mi affretto e parto già con l’handicap di partire dalle retrovie. Dopo queste mie prime tapasciate ho capito che, se vai piano e parti dietro arriverai sempre tra gli ultimi, non riuscirai a raggiungere nessuno e sembrerai più schiappa di quello che sei… partire davanti ti consente di farti superare dai migliori, ma di non farti raggiungere da chi va come te e quindi di arrivare con più persone alle tue spalle, salvando le apparenze…
Ma tant’è… è troppo tardi, parto ultimo e runkeeper non si avvia… mi attardo ulteriormente… poi, dopo un buon 400 metri sento la voce amica della Gabriella!!! Ora si parte davvero!
Il primo chilometro esce in leggerissima pendenza fuori dal paese,  si entra subito sullo sterrato, al fresco, costeggiando le torbiere con la rocca che si staglia alta alla nostra sinistra… Lo so, sono di parte, ma la caratteristica di tutto il percorso, oltre alla fatica massacrante, saranno gli scorci incantevoli, le vedute mozzafiato, gli splendidi paesaggi collinari (e con questo mi sono guadagnato la tessera onoraria della pro loco!). Fino al terzo si va in scioltezza, percorso misto ma affrontabile senza problemi… Non ho ancora trovato un punto di riferimento, ma qualcuno ci sarà…

Dal terzo in poi si inizia a fare sul serio, all’altezza di Staffolo il bivio: “Percorso corto (di cui non conoscevo l’esistenza) a sinistra e percorso lungo tirando dritto”… Ci penso… è un attimo solo di indecisione, una frazione di secondo e poi… tiro dritto verso via Spade. “vai Massi, un passo dopo l’altro”.
Si inizia a salire, dal quarto al quinto è una lunga, lenta, ripida, inesorabile salita… Mi aggrappo all’esperienza del runner del gruppo podistico di Malonno che ho proprio davanti a me. Ha almeno 60 anni, ma ha due gambe che… se dovessi scegliere tra le sue e quelle di Charlize Theron, beh Charlize Theron tutta la vita, perché il runner è pur sempre un uomo, ma… mi fido di lui, Malonno è in montagna, saprà come affrontare le salite… e infatti il camuno va su che è un piacere, lento e costante e io dietro, a ruota cercando il ritmo… i 6’ e 47’’ del parziale stanno a dimostrare la fatica, la lunghezza e la pendenza di quel maledetto chilometro, poi lunghissima discesa verso l’ignoto, tutto sterrato, bella, ma impegnativa. Il malonnese scappa, io mi trattengo, a metà della discesa c’è anche il ristoro (in realtà presente ogni 2 km a conferma dell’ottima organizzazione del sempre più mitico Gruppo Podistico Solferinese), un Galletto del Mulino Bianco, l’ennesimo bicchiere d’acqua buttato in faccia e si riparte, arriviamo alle Volpi (l’agriturismo dove ho festeggiato il matrimonio con amici e parenti… quanti punti di riferimento in questa corsa casalinga, quanti ricordi, quante  emozioni), riprendo il montanaro a cui nel frattempo si è affiancato un altro “ragazzo” dell’atletica Lonato con la divisa sociale, bellissima: bianca, rossa e blu, sembra la bandiera cubana, la voglio! A 6 chilometri e mezzo parte l’incubo! Ampiamente previsto tra l’altro… la Rossella, storica esponente di punta del Milan Club Solferino, me l’aveva detto: “Dopo le Volpi inizia una salita tra i vigneti, c’è un panorama bellissimo, ma è un po’ in pendenza”… Un po’ in pendenza dice lei… è un muro, un vero e proprio muro, non ho altre definizioni, una parete da rocciatori, un grattacielo, una qualunque cosa che abbia un’unica disposizione… verticale… E il panorama? E chi l’ha visto il panorama? Io seguo il montanaro e il cubano, ma per come sono messo potrebbero essere Gelindo Bordin e Orlando Pizzolato… mi scappano via, io provo a rallentare, ma non ce n’è, devo arrendermi e subire l’onta della camminata veloce, davvero, di più non ce la faccio… un chilometro, questo, che pesa come 10, ma lo porto a termine in 7, dignitosissimi (almeno per me) minuti, poi si scende un minimo, giusto il tempo di passare davanti a casa dei miei (“Che faccio? Mi fermo? No Massi, avanti, un passo dopo l’altro”) e via, si risale, questo pezzo lo conosco alla perfezione, parte da casa mia e arriva in rocca… quante volte l’avrò fatto prima a piedi, poi in bici, poi in macchina??? 1000? 10000?100000??? E lo so… lo so che anche questa salita va su, va su, va su e non molla mai… la faccio, senza cedere nemmeno una volta alla tentazione di camminare e arrivo su, giro intorno alla rocca e col nono chilometro lo so che è finita, ce l’ho fatta, si scende e si scenderà fino all’arrivo, con una discesa
lunghissima, ripidissima, a tratti anche pericolosa, ma… che le gambe si sollecitino pure, l’importante è che il fiato riprenda il suo ritmo regolare… E allora eccomi: rocca, parco giochi, discesa, la casa del maestro Picchi (vecchi ricordi delle elementari…) piazza Torelli, via 20 settembre e arrivo, soddisfatto comunque sotto l’ora!
Stremato corro al ristoro: Gatorade e sbrisolona per il runner mantovano, moderno ma con un occhio alle tradizioni!
Ritiro la bottiglia ricordo, saluto chi mi capita e torno verso casa, a piedi, una passeggiata defaticante!
P.S. si si c’era anche il Cipolla, lui la corsa l’ha finita in 48’, dice che non era in forma…



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